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Brexit: Gran Bretagna nel mese della verità, anti-Ue in rimonta

La paura dei migranti riavvicina gli euroscettici nei sondaggi

di Alessandro Logroscino LONDRA

I favori del pronostico restano per il fronte filo-Ue, ma lo scarto con gli euroscettici - sospinti dal vento anti-immigrazione - torna a ridursi mentre la Gran Bretagna entra nel mese della verità, giugno, e lancia lo sprint finale in vista del referendum sulla Brexit di giovedì 23.

DA JUDE LAW ALL'AUTORE DI 'HOUSE OF CARDS' CELEBRITIES IN CAMPO

Tra paure e fobie, è il Daily Telegraph a rianimare le speranze dei sostenitori del divorzio da Bruxelles. Scivolati indietro di una dozzina di punti secondo alcuni sondaggi della settimana scorsa, ma riportati da una rilevazione dell'istituto Orb a quota meno 5: 46% contro il 51 attribuito a chi rifugge le incognite di un addio al Club dei 28. Stesso margine indicato dal cosiddetto 'sondaggio dei sondaggi', sorta di media ponderata delle varie indagini demoscopiche aggiornata costantemente dal Financial Times, che peraltro accredita ancora una quota d'indecisi, in teoria determinante, superiore al 10%.

L'allarme sui migranti sembra in effetti la carta estrema per tentare una rimonta. Spalleggiato sull'argomento da non pochi giornali, lo schieramento di 'Vote Leave' imputa ai vincoli europei presunte falle ai confini dell'isola. Falle che sembrano riflettersi nei dati record sul flusso migratorio del 2015 (330.000 stranieri in più, per la metà provenienti da altri Paesi comunitari, a dispetto della linea dura promessa per anni dal governo Cameron), ma anche in qualche episodico tentativo di sbarco attraverso la Manica. Poca cosa rispetto a quanto avviene nel Mediterraneo, ma sufficiente a dar fiato a polemiche più o meno strumentali. A maggior ragione dopo che l'ultimo soccorso in mare ha riguardato 18 albanesi: cittadini di un Paese in lizza per entrare nell'Ue, gridano i 'brexiters'.

I toni del dibattito continuano intanto a lacerare i partiti e a partorire incroci politici "sempre più strani", ironizza il Guardian, annunciando il "conto alla rovescia" decisivo.

I Tory sono spaccati a metà: con il premier David Cameron 'costretto' a cercare alleati altrove e a condividere dopo tanti veleni il palco con il neosindaco laburista di Londra, Sadiq Khan, per difendere le ragioni trasversali - economiche e di sicurezza, insiste - dello status quo; e altri dirigenti conservatori, dal ministro della Giustizia , Michael Gove, all'ex sindaco Boris Johnson, alla testa della campagna per il 'no' in giro per il regno.

Mentre il Labour, pur più compatto contro la Brexit, oscilla fra la scelta del leader Jeremy Corbyn e dei suoi fedelissimi di condurre una campagna 'di sinistra', separata da Cameron, invocando il sì all'Europa, ma "a un'altra Europa", più attenta alla giustizia sociale, e chi, come Khan (per non parlare del 'vecchio' Tony Blair), non esita a esibirsi in eventi bipartisan a costo di lasciar sfumare le differenze.

Immigrazione a parte, si discute di richiami alle memorie storiche, rievocate oggi da Cameron in una simbolica cerimonia di riconciliazione col presidente tedesco, Joachim Gauck, a 100 anni della battaglia dello Jutland, il più sanguinoso scontro navale della Grande Guerra che dilaniò l'Europa.

Ma il tema dominante permane quello dei possibili contraccolpi economici, cavalcato dalla piattaforma 'Remain': talora con argomenti allarmistici, secondo osservatori neutrali, ma spesso con il conforto di analisi certificate da buona parte della City, da numerosi economisti e da istituzioni finanziarie nazionali o globali, concordi nel paventare effetti recessivi su crescita, occupazione, sterlina, investimenti e commercio esteri. Mentre gli euroscettici replicano liquidando tutto come 'esagerazioni' e rilanciando anzi come a poker, per bocca di Johnson, con promesse di sconti generalizzati sulle bollette se mai il Regno si rendesse "libero dai paletti" delle direttive di Bruxelles.

L'ALLARME DELLA BANK OF ENGLAND SU UNA POSSIBILE USCITA

Per non sbagliare, c'è del resto chi si prepara a far soldi comunque. Sono gli hedge fund che, scrive il Ft, hanno già commissionato exit poll privati a urne aperte per poter scommettere (speculare, se si preferisce) su un tracollo o un rimbalzo della sterlina a seconda delle indicazioni preliminari sul risultato. Come dire che, seguendo l'oscillazione dei cambi, si potrà capire tutto ancor prima che i seggi chiudano.
   

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