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La Gran Bretagna abbia un ruolo nel mondo, sul discorso della Regina l'ombra della Brexit

In Queen's Speech fa riferimento a referendum del 23 giugno - LE FOTO

C'è stato tutto lo sfarzo delle grandi occasioni nel Queen's Speech, il tradizionale discorso che la regina Elisabetta tiene ogni anno a Westminster, ma in questo caso il clima politico è diverso dal passato perché lo 'spettro' della Brexit aleggia sul Regno Unito. ''La Gran Bretagna continuerà ad avere un ruolo chiave nel mondo'', ha detto la sovrana, leggendo quel programma di governo che il premier David Cameron e i suoi collaboratori hanno redatto con grande attenzione per evitare di suscitare nuove polemiche fra i conservatori già lacerati dallo scontro interno sul referendum.

Nel lungo intervento, dove sono state annunciate 21 proposte di legge per i prossimi dodici mesi, viene fatto un solo riferimento al voto del 23 giugno, ma basta per ricordare a tutti che quella data è cruciale per il futuro del Paese e di questo esecutivo. La tradizione dello 'speech', fatta di pesanti corone, carrozze rifinite in oro e soprattutto la rigidissima riproduzione di una serie di gesti simbolici - come il funzionario noto come 'Black Rod' che batte sulla porta della Camera dei Comuni chiusa per ribadire l'indipendenza dei deputati dalla Corona - quest'anno ha subito un cambiamento minimo nel cerimoniale. La sovrana 90enne per la prima volta è salita al Palazzo di Westminster prendendo un ascensore e non tramite le scale, come faceva di solito.

Dal trono nella Camera dei Lord ha ribadito il ruolo internazionale di Londra, anche nella lotta contro l'Isis e affermato che il ''suo governo'' promette di ''contrastare i più profondi problemi sociali'' e offrire a tutti un maggiore benessere, introducendo una serie di interventi in favore delle fasce meno abbienti, nel settore universitario e in quello delle carceri, con una riforma ''senza precedenti'' per ''offrire una seconda chance'' a chi ha commesso reati, con una grande autonomia per i direttori degli istituti di pena e programmi di reinserimento in società per i detenuti. Per gli osservatori, Cameron sta tentando così di superare gli anni di austerità e rafforzare una crescita economica che però nell'ultimo periodo ha mostrato segni di cedimento e ha di fronte la grande incognita di una possibile Brexit. Anche dove il governo 'osa', lo fa però tentando di evitare conflitti interni ai conservatori, ad esempio promettendo di rimpiazzare lo Human Rights Act, introdotto nel 1998, che recepisce formalmente la Convenzione europea dei diritti umani. Il progetto su cui da tempo discutono i Tory e' quello di limitare l'influenza (l'ingerenza secondo alcuni) della Corte per i diritti dell'uomo di Strasburgo e creare una nuova 'carta dei diritti' (British Bill of Rights) per offrire la garanzia che i tribunali del Regno abbiano l'ultima parola. Anche se la presentazione di un provvedimento è rimandata a dopo il referendum, è un chiaro segnale di come si stia andando verso l'uscita della Gran Bretagna dalla Convenzione.

Per i conservatori euroscettici però si tratta solo di provvedimenti 'annacquati' rispetto invece a quello che era il manifesto elettorale del partito. La pensa così l'ex ministro del Lavoro, Iain Duncan Smith, secondo cui i piani sul Bill of Rights sarebbero volutamente vaghi e al contempo è stata accantonata la legge sulla sovranità, promessa da Cameron dopo i negoziati con l'Ue per il 'rimpatrio' dei poteri da Bruxelles. Ma alle accuse ha risposto Downing Street, affermando che proposte in questo senso restano nei piani dell'esecutivo ma che verranno affrontate ''a tempo debito'' qualora gli elettori voteranno 'sì' all'Ue. L'attacco al premier arriva anche da sinistra, col segretario laburista Jeremy Corbyn che chiede di non toccare lo Human Rights Act e denuncia i livelli di povertà raggiunti nel Paese a causa dell'austerità, ''con un milione di persone costrette a ricorrere alle banche del cibo'

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