Un nuovo spettro si aggira nei Balcani e si chiama Brexit. La possibilità che la Gran Bretagna possa uscire dall'Unione europea allarma forse di più i Paesi balcanici che le cancellerie dell'Unione. Se vincessero i "sì" alla Brexit inevitabilmente il faticoso cammino di molti Stati dei Balcani si congelerebbe del tutto a causa di un'Europa oggi distratta ma domani alle prese con problemi interni di tale portata da mettere nei cassetti ogni sforzo di apertura a nuovi Paesi.
L'allarme è stato lanciato forte e chiaro dal vertice di Sarajevo - chiamato processo di "Brdo-Brioni" - dove si sono riuniti in maniera informale i Paesi dei Balcani occidentali in una sessione di lavoro franca, a tratti brutale nel mostrare quali e quanti siano ancora i nodi da sciogliere all'interno della turbolenta penisola balcanica. E nel quale tutti i Paesi hanno chiesto all'Italia di rafforzare in seno all'Unione quel ruolo di sponsor dell'integrazione che già da anni gli viene riconosciuto.
"Se passa la Brexit ci sarà una totale caduta di attenzione dell'Europa, per molti mesi non si parlerà d'altro e certamente non del processo d'integrazione nella Ue o di avvicinamento alla Nato", ha spiegato il presidente sloveno Borut Pahor facendosi interprete dei timori generali. "Nei prossimi mesi l'Unione europea dovrà lavorare su se stessa piuttosto che sulla nostra integrazione", ha aggiunto amaro il presidente serbo Tomislav Nikolić.
Al di là delle preoccupazioni sull'uscita della Gran Bretagna dall'Unione, il meeting di Sarajevo ha confermato tutte le complessità balcaniche, i sospetti perduranti e i veti reciproci. A Sarajevo si è litigato ma si è anche parlato con franchezza e concretezza, a dimostrazione come quanto nei Balcani i forum senza agenda permettano almeno una franca conoscenza delle opinioni altrui. Tutti d'accordo sulla necessità di ancorarsi sempre più all'Europa, meno, almeno la Serbia, di legarsi a doppio filo con la Nato, vista la sempre forte influenza russa su alcuni Paesi. Ma si procede: formato confermato anche per il 2017.
Il prossimo anno si riparte dalla Macedonia che con una mossa a sorpresa vorrebbe come "ospite d'onore" del vertice il primo ministro greco Tsipras. Un tentativo di disgelo per risolvere l'annosa questione del nome "Macedonia" che divide da anni Atene Skopje o una provocazione per mettere in difficoltà il premier greco? Forse toccherà a Mattarella scoprirlo visto che il presidente Macedone ha chiesto pubblicamente i suoi "buoni uffici" per favorire una visita a Skopje di Tsipras: un passo che potrebbe finalmente chiudere un assurdo litigio nazionalista nel cuore dell'Europa.
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