(ANSA) - PERUGIA, 17 GEN - Il giudice di sorveglianza di
Spoleto, Fabio Gianfilippi, ha sollevato una questione di
legittimità davanti alla Corte costituzionale sul divieto ai
detenuti, previsto dall'articolo 18 dell'Ordinamento
penitenziario, di fare sesso con i loro partner, in quanto tale
divieto potrebbe colpire i diritti costituzionali. A renderlo
noto è il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive
della libertà personale, Stefano Anastasìa, che dichiara:"Il
riconoscimento del diritto alla sessualità dei detenuti non solo
favorirebbe la loro crescita personale, ma andrebbe a beneficio
dell'intera istituzione carceraria perché migliorerebbe i
rapporti con gli agenti di polizia penitenziaria e aiuterebbe il
clima generale della vita in carcere".
Il giudice Gianfilippi, sulla base del ricorso di un detenuto
scrive alla Consulta: "L'interessato si duole del divieto
impostogli dall'amministrazione di svolgere colloqui intimi con
i propri familiari e in particolare con la compagna". Il Garante
ricorda che "quel che è permesso ai detenuti di Francia,
Svizzera, Austria, Slovenia o Spagna, e complessivamente in 31
Paesi europei (ma anche in India, Messico, Israele, Canada) agli
italiani è negato". Anastasia conclude sottolineando che "alla
suprema corte, il giudice di Spoleto rivolge un quesito che è
insieme giuridico e morale: a vietare i rapporti sessuali, poi,
non si contravviene allo spirito della Costituzione sulla
protezione della famiglia, anche quella di un condannato?".
(ANSA).
Giudice Spoleto ricorre a Consulta su divieto sesso detenuti
Garante Anastasia, in 31 Paesi europei ammessi incontri partner
