(ANSA) - PERUGIA, 14 MAR - Una visita informale per conoscere
i ricercatori e complimentarsi con i membri del Laboratorio di
diagnostica per i beni culturali per il "grande lavoro" che
stanno svolgendo grazie al progetto "Luce e colore nel
rinascimento in Umbria: da Perugino a Raffaello. Indagini
diagnostiche sulla materia e tecniche esecutive", che ha visto
impegnati esperti nella chiesa di San Severo a Perugia: questo
il senso della visita dell'assessore alla Cultura della Regione
Umbria, Paola Agabiti, insieme al consigliere regionale Valerio
Mancini, alla chiesa di San Severo nel capoluogo umbro, per
ammirare da vicino l'opera dei due grandi Maestri, Perugino e
Raffaello, che negli anni dal 1505 al 1521 si sono susseguiti in
successione insolita nella realizzazione del dipinto.
Il progetto di diagostica è cofinanziato dalla Regione
dell'Umbria - spiega una nota dell'ente - oltre che dalla
Fondazione Perugia e dal Comitato promotore delle celebrazioni
per il quinto centenario della morte di Pietro Vannucci detto
"Il Perugino".
"Abbiamo fortemente sostenuto questo progetto insieme al
consigliere Mancini che da subito ha apprezzato l'iniziativa -
ha commentato l'assessore Agabiti - così come crediamo sia
cruciale l'importanza del ruolo che riveste il Laboratorio di
diagnostica per i beni culturali. Nel 2020, la Giunta regionale
ha immediatamente dimostrato grande interesse per l'Associazione
che, dopo anni di intensa attività, registrava una forte
contrazione dei finanziamenti e quasi l'azzeramento delle
attività. Da subito, ho ritenuto quindi prioritario, garantire
concreto sostegno e risorse sufficienti per poter riavviare le
attività e stipulare rapporti di collaborazione con tecnici
professionali".
"Le finalità istituzionali del Laboratorio - ha proseguito
Agabiti - prevedono lo svolgimento di indagini sistematiche su
vari fronti compresa l'influenza che i fattori ambientali, sia
naturali che accidentali, esercitano sui processi di
deterioramento dei beni culturali, la consulenza ed assistenza
scientifica e tecnica per le amministrazioni pubbliche nella
prevenzione, manutenzione e restauro, la costituzione di un
archivio dei restauri dei beni culturali e la raccolta di
documentazione funzionale alla redazione della Carta del
rischio. In un territorio come l'Umbria con un inestimabile
patrimonio culturale e purtroppo soggetto a episodi sismici
frequenti, le indagini non invasive effettuate con
strumentazioni portatili tecnologicamente all'avanguardia,
risultano fondamentali per preservare opere importanti con un
approccio multi-tecnica, applicabile a tutti gli aspetti di
conoscenza dello stato di conservazione delle opere d'arte di
varie tipologie materiche, nonché all'analisi e valutazione
delle condizioni ambientali di conservazione, con la messa a
punto di procedure e tecniche rivolte sia a situazioni di
gestione ordinaria del patrimonio, che a situazioni di
emergenza".
Con il progetto "Luce e colore nel rinascimento in Umbria: da
Perugino a Raffaello", ideato alla fine del 2021 - hanno
ricordato nel corso della visita la presidente del Laboratorio,
Marina Balsamo, e la direttrice, Vittoria Garibaldi, si vuole
celebrare il Perugino, attraverso una lettura diversa e
sicuramente affascinante che grazie a sistematiche analisi
scientifiche in grado di penetrare la superficie pittorica
dell'opera, rendono visibili il procedimento creativo del
Maestro, il disegno preparatorio, i "pentimenti", gli
aggiustamenti nell'elaborazione della composizione e i
rifacimenti.
Obiettivo principale del progetto è la raccolta sistematica e
omogenea dei dati, in formato digitale, utilizzando la medesima
metodologia, così da poter mettere a confronto la materia
costitutiva e le tecniche di esecuzione utilizzate
nell'esecuzione di ben 36 opere, tra dipinti su tavola o tela e
dipinti murali, dislocate in 25 siti nei comuni di Bettona,
Cerqueto, Città della Pieve, Corciano, Deruta, Foligno,
Fontignano, Montefalco, Monteleone d'Orvieto, Panicale, Perugia,
Santa Maria degli Angeli, Spello e Trevi.
Inoltre, analizzando il naturale degrado dell'opera, la
diagnostica potrà fornire indicazioni e confermare informazioni
provenienti da fonti diverse - archeologiche, epigrafiche,
archivistiche, storiche o scientifiche - non solo legate allo
stato di conservazione, così da integrare il patrimonio di
conoscenze con dati inediti.
All'iniziativa, coordinata dalla dottoressa Vittoria
Garibaldi, direttore scientifico del Laboratorio di diagnostica
per i beni culturali, collaborano, oltre al personale del
Laboratorio, ricercatori del dipartimento di Chimica, Biologia e
Biotecnologie dell'Università di Perugia, del dipartimento di
Scienze Chimiche Applicate dell'Università di Urbino e del Cnr
Iret - Porano (Terni).
Tali enti sono partner del progetto insieme al Laboratorio
Arvedi - Cisric dell'Università di Pavia. Le attività di
indagine diagnostica sono state concretamente avviate sulle
opere di Città della Pieve, Spello, Deruta, Monteleone di
Orvieto, Bettona, Trevi.
Anche a Perugia il Laboratorio ha eseguito indagini
diagnostiche non invasive sui dipinti della Fondazione Perugia,
dell'Abbazia di San Pietro, del Collegio del Cambio e sul
dipinto murale della Cappella di San Severo. (ANSA).