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Chung, i miei concerti per aiutare gli altri

Il Maestro coreano torna a S.Cecilia con l’Eroica di Beeth

"La mia vita ora è dedicata agli altri: l'unica cosa che voglio fare è restituire indietro ciò che ho ricevuto": ha un atteggiamento sereno ma appassionato il maestro coreano Myung-Whun Chung, tornato a Roma per dirigere l'Orchestra e il Coro dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia il 9 marzo (con repliche il 10 e l'11) in un concerto interamente consacrato al genio di Beethoven.

Fresco di nomina a Commendatore dell'Ordine della Stella d'Italia, Chung ha scelto di dedicare questo 'ritorno a casa' (è stato direttore a Santa Cecilia dal 1997 al 2005) alla causa per cui ormai spende tutte le sue energie, quella dell'Unicef, di cui è Goodwill Ambassador dal 2008. "Ho speso la prima parte della mia vita tutta per me stesso, per studiare e prepararmi. Poi è arrivato il tempo del lavoro e della famiglia. Ma in questa fase svolgo la mia attività o per ragioni personali o per aiutare qualcuno. E sono io che ringrazio l'Unicef perché mi dà la possibilità di essere utile", dice intervistato dall'ANSA. "Spesso vado a vedere direttamente le attività che l'Organizzazione svolge per i bambini per capire come lavorano: una volta sono stato in Benin, e ho visitato un villaggio in cui mancava l'acqua perché non avevano una pompa per estrarla", racconta, "allora a Parigi abbiamo organizzato un concerto per beneficenza e con il ricavato abbiamo comprato quella macchina. In platea c'era anche il capo di quel villaggio: è stato bellissimo essere riusciti a creare un rapporto umano".

Per il pubblico romano (che nella replica del 10, acquistando i biglietti della Galleria 8, potrà sostenere i programmi dell'Unicef) un repertorio di sublime bellezza: la Sinfonia n.3 di Beethoven, la celebre e trionfale Eroica, preceduta da l'Ouverture Leonore II e dalla Fantasia Corale, con l'interpretazione del pianista toscano Andrea Lucchesini. "L'Eroica raggiunge un livello che è un miracolo, è qualcosa che va oltre, in un mondo speciale, pieno di ricchezza. E' un grande onore suonare questa musica", spiega, aggiungendo che "la più grande qualità di Beethoven è stata quella di riuscire a migliorarsi sempre di più a ogni versione di una partitura". E' felice di ritrovare la sua orchestra? "Qui ci sono tanti amici, mi sento a casa", afferma, "quando c'è l'amicizia, anche se non ci si vede spesso, si può entrare in modo profondo nelle cose".

Come commenta la nomina avuta in Italia? "Avrebbero dovuto nominarmi ambasciatore per il cibo", scherza, "30 anni fa ho fatto venire la mia famiglia a Roma proprio per poter mangiare la cucina italiana. Del resto, prima di iniziare a suonare, facevo il cuoco nel ristorante di famiglia a Seattle". Ma non ha iniziato a suonare a 7 anni? "Sì, ma cucinavo. Per fortuna all'epoca in città il cibo coreano era sconosciuto, avevamo pochi clienti, e quando non c'era gente io potevo andare a studiare musica", racconta. "Ricordo che avevamo il pianoforte nel ristorante e io ero così piccolo che dovevo usare la pedana sia per poter suonare che per arrivare al livello della cucina". "Anche ora che vivo in Provenza il cibo è importante. Conduco una vita semplice: studio musica e cucino, non so fare altro, per il resto fa tutto mia moglie", dice. "Produco l'olio d'oliva, coltivo pomodori, mangio pasta tutti i giorni. Mentre scelgo la cucina francese solo una volta al mese".

Lei con la musica ha realizzato cose incredibili, come portare in Francia l'Orchestra della Corea del Nord. Ora che rapporti ha con quel Paese? "Non ho rapporti, in questo momento nessuno può fare niente. L'Orchestra che ho portato a Parigi non esiste più", commenta con tristezza, "il pazzo che è ora governa è peggio di suo padre".

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