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Berlino: Toto-orso, tra The Club, Taxi e 45 Years

Nella rosa anche Guzman e Bustamante

Di Francesco Gallo

Lo scandalo pedofilia di THE CLUB, ovvero il film più cupo e scomodo del cileno Larrain, TAXI di Jafar Panahi, decamerone automobilistico sull'Iran contemporaneo, e matrimonio e durata o dei 45 YEARS di Andrew Haigh sono i più quotati, a tutt'oggi (mancano sei film), per aspirare all'Orso d'oro della 65/ma edizione del Festival di Berlino. A questo terzetto si aggiungono la natura immensa di THE PEARL BUTTOM di Guzman e quella ancora più grande di IXCANUL di Bustamante.

Intanto THE CLUB. Impossibile pensare che il film di Pablo Larrain non si porti a casa qualcosa. Parlare di pedofilia e chiesa con tanta intelligenza, coraggio e crudezza non è facile. Mettere poi quattro sacerdoti in una casa su un mare grigio con fuori una vittima-demoniaca che racconta i loro abusi e urla le sevizie subite nei più intimi e anatomici particolari è una scena forte, indimenticabile. Messaggio del film: la Chiesa non punisce i preti pedofili. Li fa solo scomparire.

TAXI ha tante cose dalla sua per entrare nella rosa dei vincitori. Intanto la vera passione del Festival per questo regista perseguitato dal regime iraniano. E poi il film che, considerando il minimalismo della realizzazione (un taxi con telecamere e autista lo stesso Panahi), è del tutto riuscito raccontando, un po' in commedia, la gente di Teheran con solo sullo sfondo i limiti imposti dal governo.

45 YEARS di Mike Leigh con Charlotte Rampling racconta il festeggiamento del 45° anniversario di matrimonio di una coppia inglese.

Fervono i preparativi, ma tutto viene sconvolto dal ritrovamento, cinquant'anni dopo, del corpo perfettamente conservato in un ghiacciaio svizzero di un grande amore del marito. Da qui conversazioni a non finire sul cosa è una coppia di lunga durata e, ovviamente, sul significato dell'amore.

THE PEARL BUTTOM di Ignacio Guzman, oltre ad essere un omaggio all'oceano, e soprattutto all'acqua, racconta con lo sterminio delle popolazioni indigene in Patagonia e dei crimini della dittatura del generale Pinochet in Cile. Il titolo deriva dal fatto che nel 19/mo secolo, un indigeno fu convinto da un comandante inglese ad andare in Inghilterra con un bottone di madreperla e per questo fu chiamato Jimmy Button (bottone). Divenne un disadattato essendo trascinato "dall'età della pietra alla rivoluzione industriale". Salvador Allende, racconta il film, voleva ridare la liberta' a questa gente ma con il colpo di stato di Augusto Pinochet nel 1973 l'eccidio prosegui'.

In IXCANUL di Jayro Bustamante ancora un vero trionfo della natura vera protagonista, anche più delle donne, di questa edizione della Berlinale. Maria, diciassettenne di origine Maya, vive in campagna, all'ombra di un incombente vulcano, lavorando in una piantagione di caffè. I genitori hanno organizzato per lei un matrimonio, ma la ragazza sogna di sposare il giovane Pepe. Ma Pepe la mette incinta e poi parte senza di lei. La madre cerca allora di procurarle un aborto ma il bambino resta attaccato alla vita. Maria sarà madre ma non per questo potrà essere felice.

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