di Alessandra Magliaro
ROMA - E' stato per la tv un appassionato leader sindacale come Giuseppe Di Vittorio ed ora al cinema è un ostinato, cocciuto Industriale che non vuole mettere i lucchetti alla sua piccola fabbrica. Pierfrancesco Favino è il protagonista del film di Giuliano Montaldo, oggi al Festival di Roma, offrendo un'interpretazione che se il film fosse stato in concorso avrebbe puntato a ragione al premio. "Il tema del lavoro mi è caro e da sempre, non a caso sto seguendo un'altra storia su questo argomento che spero si concretizzi. Io sono uno che ama il lavoro e che rifiuta l'idea che si basi sul profitto e non sulla realizzazione dell'individuo. Faccio un mestiere che mi piace e una parte di me è estremamente realizzata per questo", dice all'ANSA Favino.
Il suo Nicola, che finisce per sbagliare per paura di deludere i suoi operai e la sua famiglia, "é un uomo tenace, forte, non è un fallito come lo considera la suocera, ha il coraggio della sfida, il fatto che accetti di fare una battaglia che sembra persa dall'inizio è un suo punto di merito". In un certo senso Nicola, che ha la sua età, è un po' bandiera di quei quarantenni che si vogliono prendere il mondo. "Ho 42 anni, credo di essere adulto come uomo e come attore, mi prendo la responsabilità dei successi e dei fallimenti, vogliamo toglierci di dosso l'idea che nel cinema italiano fino ai 70 anni sei un esordiente?", dice con foga a chi ne sottolinea in questo film una cifra interpretativa ormai matura. "Diamo fiducia a quelli della mia età, fuori dall'Italia a 40 anni si è primi ministri, Obama è presidente Usa a 50 anni. Se fossimo leoni avremmo scansato il vecchio capobranco", continua. Favino rottamatore? "Non è una coincidenza che se ne parli di questi tempi - dice riferendosi al Big Bang di Matteo Renzi - a livello politico non credo che i dirigenti di un partito politico possano fare chissà cosa, piuttosto è tema, riprendiamoci il mondo, più globale, da indignati. Lo dico io, che pure non sono un Che Guevara". Confessa l'attore di "accarezzare ogni tanto l'idea della regia e della scrittura, poi però mi rispondo 'ma 'ndo vai?' e per ora lascio perdere".