La diffusione degli accessi a banda ultralarga in Italia sono passati dal 3,8% della popolazione del 2014 al 5,4% del 2015, ma si tratta di una percentuale "ancora molto bassa". Lo evidenzia il presidente dell'Agcom, Angelo Cardani, nella Relazione annuale in cui spiega che due sono i fattori determinanti: "Un minor livello di specializzazione e cultura digitale da un lato e l'invecchiamento della popolazione dall'altro", ma per la banda larga anche i prezzi; agli italiani serve almeno l'1,8% del reddito pro-capite, contro l'1,3% europeo.
Malgrado l'Italia risalga di un posto (dal 26mo al 25mo) nell'indice Digital Economy and Society che classifica i Paesi dell'Unione europea in base alle performance e al rendimento digitali, la situazione del Paese in questo campo è ancora di estrema arretratezza. Il problema non è tanto, o non solo, quello dell'offerta di rete: la banda ultralarga, infatti, è passata dal 36% delle abitazioni del 2014 al 44% del 2015, tuttavia sono una minima parte le famiglie che attivano l'abbonamento (appunto il 5,4%); quella larga raggiunge invece il 99% delle abitazioni ma ha conquistato solo il 53% delle famiglie. Un po' per la scarsa conoscenza delle tecnologie, un po' per ragioni anagrafiche, ma anche fattori culturali e abitudini di consumo che frenano la diffusione di Internet: "Non si spiega altrimenti - sottolinea Cardani - la percentuale quasi doppia dell'Italia rispetto all'Ue di coloro che non hanno mai utilizzato Internet. Nel 2015, in Italia, tale percentuale è stata del 28% rispetto al 16% dell'Europa".
Basti pensare che lo shopping online è utilizzato solo dal 39% degli italiani (65% in Europa), il banking dal 43% (contro il 57%), il Video on demand il 19% (41% in Europa) e le News il 57% (contro il 68%). Meglio vanno le cose con i servizi dedicati alle nuove generazioni, come i Social Network (58% contro il 63%) e la gamma musica-video-giochi, in cui l'Italia supera la media europea (52% contro 49%).