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Nibali torna a casa: 'Tour investa di più in sicurezza'. E spunta un video della caduta

Bugno, Volpi, Vegni 'assolvono' organizzatori ma meglio prevenire

Vincenzo Nibali va, le polemiche restano. Il giorno dopo la caduta, con annessa frattura vertebrale, che ha portato al ritiro dello 'squalo' dal Tour ancora ci si interroga su cosa veramente sia successo ieri sulla ripidissima salita che portava al traguardo dell'Alpe d'Huez. Fatalità, caso o scarsa organizzazione? Il ciclismo, sopratutto quello 'eroico' sull'alta montagna, ha abituato ormai da decenni a scenografie quasi epiche, fatte di ciclisti ansimanti e tifosi scalmanati, divisi tra loro lo spazio di un nonnulla quando ci si inerpica lungo gli strettissimi tornanti di queste montagne sacre. Va da sè che Nibali è stato ieri super sfortunato come raramente accade, dato lo sfortunato incastro, in quel tratto di strada, di tifosi, fumogeni e moto della Gendarmerie che ha creato scompiglio tra i corridori, facendo pagare il pegno più altro al portacolori della Merida Bahrain.

Spunta un video della caduta.

C'è soprattutto, il giorno dopo, tra i tifosi rabbia per il grande torto subito dal siciliano che si stava disimpegnando alla grande in una delle tappe più dure del Tour. Se sia stata una moto o più semplicemente il laccio di una telecamera di un tifoso a bordo strada a far cadere Nibali ancora non è dato sapere, quello che è però chiaro è che sul banco degli imputati sono finiti gli organizzatori che non hanno disposto, lamentano un po' tutti, misure di protezione sufficienti per evitare l'incidente. 'Sicurezza' è la parola più utilizzata oggi, via social ma soprattutto dagli addetti ai lavori, per evitare che in futuro si possano ripetere accidenti del genere. "Sono cose che non dovrebbero accadere, ma possono accadere", spiega prosaicamente un ex campione come Gianni Bugno, oggi a capo del sindacato corridori.

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"Si lavora tanto per la sicurezza, ma evidentemente ci sono parecchie cose da fare ancora", spiega il due volte iridato il quale riconosce che "oggi ci sono molte più transenne che in passato, ma se poi alcuni tifosi le superano e invadono la carreggiata, è come se non ci fossero. La gente in strada c'è sempre stata, il pubblico è la forza del ciclismo, ma bisogna cercare di prevenire ciò che potrebbe accadere". Evita polemiche anche il ds di Nibali e della Bahrein Merida, Alberto Volpi: "Purtroppo è andata così, ora possiamo dire di tutto ma non possiamo cambiare le cose", aggiunge il manager secondo cui l'organizzazione "forse poteva far meglio riguardo alla sicurezza dei corridori, speriamo che il prossimo anno investano di più".

E 'assolve' i colleghi francesi anche il direttore del Giro d'Italia, Mauro Vegni, per il quale "gli organizzatori non hanno colpa. Se anche mettessimo km e km in più di transenne - spiega - resta sempre difficilissimo controllare e tenere a bada tifosi scalmanati. Per il direttore della corsa 'rosa' "il tifo incontrollato rischia di far male al ciclismo. Per pochi secondi di celebrità in tv o per un selfie, ci sono persone che fanno di tutto e anche al Giro abbiamo avuto i nostri momenti difficili, anche se non a questi livelli". In ogni caso, "non mi sento di dare la colpa agli organizzatori - conclude - Loro vanno assolti dalla caduta di Nibali, ma certo devono tener presente di quanto il Tour si sia ingigantito e di tutte le tematiche in materia di sicurezza che sono cresciute".

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