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Libia, liberati i due ostaggi italiani Danilo Calonego e Bruno Cacace: "Abbiamo rischiato grosso"

Rientrati in Italia, riabbracciano le famiglie. Cacace: "Le mie figlie hanno pianto tanto". Calonego: "Potevamo rimetterci la vita"

"Se torno in Libia le mie figlie mi sparano, non posso tornare". Bruno Cacace, il tecnico italiano rapito in Libia e liberato venerdì dopo un mese e mezzo di prigionia, parla nel cortile di casa a Borgo San Dalmazzo. Con lui c'è la figlia Stefania e la mamma, Maria Margherita Forneris. In serata è previsto l'arrivo dell'altra figlia, Lorenza, che vive a Parigi. "Io piango poco, ma le mie figlie hanno pianto molto", racconta il tecnico italiano, che dice di "star bene e di avere dormito questa notte". 

"L'ho proprio scampata. Stavolta ho rischiato grosso. Potevo rimetterci la vita". Sono le prime parole rivolte da Danilo Calonego ai familiari che fino alle 2 di stamane hanno atteso il suo ritorno a casa a Peron di Sedico, nel bellunese. Calonego era stato rapito il 19 settembre scorso in Libia assieme al collega Bruno Cacace e a un italo canadese. I tre erano poi stati liberati la notte di ieri. "L'ho visto molto provato, stanco - riferisce Daniela, una delle due sorelle - ma era felice". 

 

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