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Libia: liberi gli italiani rapiti, 'presi per errore'

Libia: liberi gli italiani rapiti, 'presi per errore'

Sentiti per 7 ore da procura Roma. Sollievo Renzi e Mattarella

ROMA, 06 novembre 2016, 11:37

Redazione ANSA

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Ostaggi italiani liberati in Libia, Bruno Cacace e Danilo Calonego lasciano la caserma dei ROS in via Ponte Salario dopo essere stati auditi dal pm Sergio Colaiocco. Roma 5 novembre 2016, ANSA GIUSEPPE LAMI - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ostaggi italiani liberati in Libia, Bruno Cacace e Danilo Calonego lasciano la caserma dei ROS in via Ponte Salario dopo essere stati auditi dal pm Sergio Colaiocco. Roma 5 novembre 2016, ANSA GIUSEPPE LAMI - RIPRODUZIONE RISERVATA
Ostaggi italiani liberati in Libia, Bruno Cacace e Danilo Calonego lasciano la caserma dei ROS in via Ponte Salario dopo essere stati auditi dal pm Sergio Colaiocco. Roma 5 novembre 2016, ANSA GIUSEPPE LAMI - RIPRODUZIONE RISERVATA

Liberi dopo un mese e mezzo di prigionia i tre tecnici della Con.I.Cos rapiti a Ghat in Libia lo scorso 19 settembre. Danilo Calonego, Bruno Cacace e l'italo-canadese Frank Poccia - barbe lunghe e volti provati - sono rientrati questa mattina in Italia e sono stati ascoltati per oltre sette ore dalla procura di Roma. "Siamo stati rapiti per errore, da criminali comuni", hanno detto i tre ai magistrati, sostenendo di non aver subito violenze.
    Soddisfazione è stata espressa dal capo dello Stato, Sergio Mattarella e dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
    RAPITI PER ERRORE - Calonego, Cacace e Poccia erano stati bloccati da un gruppo armato la mattina del 19 settembre mentre viaggiavano su un'auto con l'autista che fungeva anche da scorta. Quel giorno era in programma la consegna dei lavori dell'aeroporto di Ghat eseguiti dalla Con.i.Cos., alla presenza di alte autorità libiche e del responsabile di Tripoli della società italiana, con sede a Mondovì (Cuneo). Secondo quanto riferito dai tre ai magistrati, i sequestratori - che potevano contare sulla complicità di un basista - erano certi che sulla vettura ci fosse proprio il manager con la valigetta contenente il denaro relativo all'ultimo pagamento dei lavori, il vero obiettivo dell'azione. Accortosi dell'assenza del soggetto ("ma non è lui", ha detto uno della banda), il gruppo avrebbe scelto comunque di provare a 'monetizzare' l'azione rapendo i tecnici.
    IL RUOLO DELL'UOMO FORTE DI GHAT - A quel punto entra in gioco uno dei personaggi chiave della vicenda, il cosiddetto sindaco di Ghat, Komani Mohamed Saleh, uomo forte di quel territorio tribale dominato dall'etnia tuareg, che dice subito di conoscere i rapitori, criminali comuni già autori di altri reati nella zona. E' lui a comunicare la notizia del rapimento ed è sempre dalla municipalità della cittadina libica - teoricamente alleata del Governo di accordo nazionale di Fayez al Serraj - che partono accuse a Tripoli di non fare abbastanza.
    Intanto, arriva dall'Italia un team dell'Aise per seguire da vicino le operazioni: gli 007 restano in Libia per tutto il tempo. Si apre così una 'doppia partita' per far lavorare concordemente Tripoli e Ghat verso l'obiettivo della liberazione. Le autorità locali creano una task force apposita per seguire le indagini. SEMPRE IN MANO STESSO GRUPPO - Intanto, i rapitori - criminali comuni senza matrice religiosa, infatti bevevano e non pregavano, come hanno riportato gli ex ostaggi ai magistrati - cambiano quattro covi nelle prime quattro notti. Un fatto che sembrerebbe confermare che il rapimento non era stato pianificato. Il quinto giorno vengono trasferiti in un appartamento dove nella tarda serata di ieri è avvenuta la liberazione, a 300 km da Ghat. Con il coordinamento delle forze di sicurezza del Consiglio presidenziale della Libia di Serraj.
    RAPITORI SOTTO PRESSIONE - Sulla dinamica della liberazione non tutto è chiaro. C'è chi ha parlato di blitz, ma è impossibile che un'operazione così rischiosa potesse avere l'avallo delle autorità italiane. Il team Aise ha infatti seguito passo passo la vicenda concordando le azioni da fare con i libici. Appare invece verosimile che le autorità di Ghat possano aver ottenuto, da parte del Governo di Tripoli, soddisfazione delle loro richieste in termini di mezzi e riconoscimenti. C'è quindi stata una forte pressione sul gruppo dei rapitori che avrebbe portato alla liberazione degli ostaggi.
    Come sempre, in questi casi, si diffondono notizie incontrollate. I siti Libya Herald e Libya Observer, di dubbia attendibilità, parlano di riscatto pagato in seguito ad un accordo raggiunto con i rapitori. "Queste cose non le sapremo mai", ha tagliato corto Simona, la figlia di Calonego.
    RENZI RINGRAZIA SINDACI SUD LIBIA - Il premier Renzi esprime "sollievo e gioia" e ringrazia "tutti coloro che hanno lavorato per la loro liberazione, dagli apparati di sicurezza all' unità di crisi della Farnesina. Un grazie particolare alle autorità e alle forze di sicurezza libiche. Riconoscenza per la sincera solidarietà fatta sentire dai sindaci e dalle kabile del sud della Libia". Un riconoscimento, dunque, all'attività, delle autorità tribali di Ghat e delle zone vicine che hanno collaborato per arrivare ad un esito positivo. Da parte sua Serraj ha telefonato al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni per esprimere al Governo italiano il compiacimento del Governo di Tripoli per la liberazione. 
   

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