Per vincere la cavalcata lunga sei mesi fino al referendum, Matteo Renzi ritiene fondamentale l'unità dentro il Pd. Dopo la direzione, il premier lancia un nuovo appello alla tregua interna prima ai segretari regionali e poi all'assemblea dei parlamentari. "Occorre parlare al paese a testa alta, io farò solo questo e non altro", chiede Renzi assicurando che sull'elezione dei nuovi senatori "pacta sunt servanda". Una freccia in meno all'arco della sinistra che il leader dem sfila proprio mentre, in tv, Pier Luigi Bersani dice di "volerci vedere chiaro" sul referendum e definisce "legittimo" che ci sia chi nel Pd si schieri con il No.
Dopo una giornata tra Abruzzo e Puglia, Renzi torna a Roma con la pace fatta con il governatore Michele Emiliano. E spera, mobilitando l'orgoglio dem, di archiviare fino alla fase congressuale, dopo il referendum, le tensioni interne che certo non aiutano a compattare gli elettori prima sulle amministrative e poi sulla sfida di ottobre.
Sabato, con l'election day, partirà la raccolta delle firme dei cittadini: obiettivo superare le 500mila firme, non necessarie ad indire il referendum, ma fondamentali per chiamare quante più persone alla battaglia, senza quorum, d'ottobre. "Smettiamo di farci le pulci tra noi - chiede il premier attaccando il "familismo" M5S e un centrodestra senza regole interne - Stiamo dettando la linea in Ue e restituendo la speranza in Italia ma l'atteggiamento è perplesso a volte. Vi chiedo di giocare all'attacco e non di rimessa e col catenaccio pensando che gli altri siano dei fenomeni". Una chiamata alle armi che vedrà il premier come primo soldato in campo. Scherzando con i vertici locali, racconta che lui farà un suo comitato con gli ex compagni del liceo e gli scout.
Ma la battuta è la metafora della "gigantesca campagna" referendaria che il premier ha in mente. Ma se l'assemblea si chiude senza interventi, con la sinistra che incassa la garanzia di una legge per l'elezione diretta dei futuri senatori, i mal di pancia sono tutt'altro che placati. "Io non sto facendo polemiche - reagisce Bersani alla richiesta di una tregua - io sono positivo nel senso che penso che la mia voce e la voce della sinistra Pd sia indispensabile per riuscire a tenere assieme un popolo". E, incalza, "se avessi detto io 'tregua per sei mesi', ne avremmo sentite di tutti i colori in toscano". Certo l'ex segretario non sa che, proprio in assemblea, Renzi ha teso la mano alla sinistra. Ma chi c'era, come Gianni Cuperlo fa capire che al di là delle battute, tra una presa in giro di Lorenzo Guerini e un'imitazione allusiva al 'diciamo' di Massimo D'Alema, l'unità interna è ancora lontana. "Non ho sentito un appello per le amministrative - osserva Cuperlo - ho sentito un lungo monologo corredato anche da qualche imitazione".