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Pd: Orfini nuovo presidente del partito

L'assemblea del Pd approva a "larghissima maggioranza" la nomina di Matteo Orfini alla presidenza del Partito democratico, proposta dal segretario Matteo Renzi

A notte fonda, la decisione è presa: Matteo Renzi candida il 'giovane turco' Matteo Orfini alla presidenza del Pd. E rovina il sonno a chi, come Pippo Civati, riceve la notizia via sms. Perché Orfini è stato scelto senza condivisione, lamenta Civati. Perché il 'giovane turco' rappresenta "una corrente entrata in maggioranza", dice anche il bersaniano Alfredo D'Attorre. Ma nell'assemblea convocata in mattinata all'Ergife il voto è quasi unanime: 690 sì, 32 astenuti. Orfini è il successore di Gianni Cuperlo. La 'pax renziana' sembra reggere, tra qualche malcontento. Verrà messa alla prova la prossima settimana, quando si tenterà di dar corpo alla segreteria "aperta", unitaria, auspicata dal leader del Pd.

Forte del 40,8% alle europee, Renzi lancia al suo partito un appello a raccogliere la "sfida" del cambiamento. E "trovare un sistema di lavoro insieme". Perché quella sfida non è "la sfida di uno o di una parte, non dei renziani, i bersaniani, i civatiani e tutti gli 'ani' che sono una malattia!", dice il segretario. E ammette che la battuta gli è "uscita male". Ma aggiunge che la sostanza è quella: bisogna superare le correnti e lavorare insieme. Di qui l'appello rinnovato a una "segreteria aperta a tutti quelli che vogliono starci". Nella notte, di ritorno dal viaggio in Asia, dopo aver portato a termine un importante Cdm, Renzi riceve a Palazzo Chigi Lorenzo Guerini e rimette mano alla questione della presidenza del Pd, ancora vacante dopo le dimissioni di Cuperlo, a seguito di uno scontro.

Il segretario sente gli esponenti delle diverse componenti del partito. Cuperlo auspica una figura di garanzia, così anche Area riformista, che fa capo a Roberto Speranza. Spunta tra gli altri anche il nome di Nicola Zingaretti, circostanza smentita dal Nazareno, ma i renziani osservano che il governatore del Lazio è una personalità forte, la convivenza col premier sarebbe stata difficile. Alla fine, Renzi decide di proporre il nome di Orfini, che i renziani facevano circolare da giorni. L'iniziativa viene presa, spiega Guerini, dopo che era stata chiesta "una candidatura unitaria per la presidenza del partito" alle componenti della minoranza. Ma Orfini è leader dei Giovani turchi, tra le componenti quella che più si è avvicinata a Renzi. Di qui non solo l'aperto dissenso di Civati ("per una questione di metodo"), ma anche la "sorpresa" di Area riformista. Che decide di lasciare la libertà ai suoi di astenersi (Fassina) o non partecipare al voto (D'Attorre ed altri). Non cambia il risultato per Orfini, eletto da una larghissima maggioranza, sottolineano i vicesegretari Guerini e Serracchiani. Ma si guasta il clima, mentre riprende la trattativa sulla segreteria.

Da parte dei cuperliani c'è la disponibilità di indicare a Renzi un nome per la segreteria, ma gli si chiede di assumersi l'onere di dialogare con le rappresentanze della minoranza, senza chiedere loro di trovare un difficile accordo, come si è fatto per la presidenza. Area riformista attende la proposta del segretario per fare le sue valutazioni e chiede un'apertura al dialogo anche sul tema delle riforme. "Non dobbiamo sistemare equilibri tra correnti ma cogliere la sfida degli elettori", osserva Guerini. Renzi non ha nessuna intenzione di impantanarsi in discussioni che rispondono a "vecchie" logiche, avvertono gli esponenti dem più vicini al premier. "Abbiamo davanti una sfida generazionale - scandisce dal podio Orfini - Dobbiamo riuscire dove chi c'era prima non è riuscito. Se sapremo farlo assieme, sicuramente sapremo essere all'altezza".

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