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Scontro su Duma, bloccato l'accesso agli ispettori Opac

Usa-Gb accusano Siria e Russia. Israele ammette raid su base Iran

Dopo la pioggia di missili è una guerra di nervi in Siria. Gli ispettori dell'Organizzazione internazionale per la proibizione delle armi chimiche (Opac) sono arrivati a Damasco ma sono ancora bloccati, impossibilitati a svolgere il loro lavoro. Per farlo dovrebbero accedere a Duma, il sobborgo della capitale siriana colpito il 7 aprile scorso dal presunto attacco chimico sferrato dalle forze di Assad. E lì dovrebbero raccogliere quei campioni biologici e quelle testimonianze necessarie per stabilire la verità su quanto accaduto. A partire dall'uso o meno di armi letali imbottite di gas come il cloro e il sarin. Prima di mercoledì però non potranno farlo, secondo quanto ha affermato il ministero della Difesa di Mosca.

Così, mentre Donald Trump ed Emmanuel Macron litigano sulla durata dell'impegno Usa nel Paese mediorientale e fonti militari israeliane ammettono per la prima volta (al New York Times) di avere attaccato la base T4 di Tayfur in Siria - da cui era partito un drone armato iraniano contro lo Stato ebraico -, sul campo è una ridda di accuse incrociate. "Le forze siriane e russe impediscono agli esperti dell'Opac di operare", denuncia Londra, avanzando il sospetto che a Duma, strappata ai ribelli dalle forze di Damasco e ormai presidiata da russi e siriani, ci sia chi vuole far sparire del tutto le tracce degli agenti chimici usati. Quelli che avrebbero provocato la morte per soffocamento e asfissia di almeno 70 persone e l'intossicazione di altre 500, tra cui moltissimi bambini. Gli stessi vertici dell'Opac spiegano che Mosca e Damasco stanno ritardando la missione perché ritengono che al momento non ci siamo le condizioni di sicurezza per operare, in un'area ancora non del tutto stabilizzata.

Accuse e sospetti vengono però decisamente rispediti al mittente dal ministro degli Esteri di Mosca Sergei Lavrov, che anzi assicura la massima cooperazione con gli ispettori, garantendo mezzi di trasporto speciali e sicurezza garantita dalla polizia militare russa: "Non abbiamo in alcun modo manomesso il sito del presunto attacco chimico e non intendiamo in alcun modo ostacolare le indagini", spiega, mentre dal suo ministero si sostiene che il mancato ingresso degli esperti a Duma finora sia dovuto alla mancata autorizzazione da parte del dipartimento alla sicurezza del segretariato dell'Onu. Una versione che però viene seccamente smentita dal portavoce del Palazzo di Vetro, Stephane Dujarric: "Gli ispettori hanno tutte le autorizzazioni necessarie e li stiamo sostenendo in tutto e per tutto". Insomma, una situazione di grande incertezza per non dire caotica, con una 'scena del crimine' che col passare delle ore rischia di essere completamente compromessa e 'ripulita' da ogni traccia dell'uso dei gas. Anche se per Lavrov se c'é qualcuno che ha cancellato le possibili tracce di un attacco chimico a Duma sono stati proprio gli Usa e i loro alleati con i raid missilistici.

Intanto il presidente francese fa infuriare Donald Trump affermando in un'intervista tv di aver convinto lui il tycoon a restare in Siria: "Dieci giorni fa il presidente americano aveva detto che gli Usa intendevano disimpegnarsi dal Paese. Noi l'abbiamo convinto che era necessario rimanere a lungo", afferma Macron. Secca la smentita della Casa Bianca: "La missione Usa in Siria non è cambiata e il presidente è stato chiaro che vuole un ritorno a casa delle truppe Usa il più presto possibile", afferma la portavoce Sarah Sanders, spiegando che il tycoon vorrebbe invece un maggior impegno militare e finanziario degli alleati. Parole, insomma, da cui trapela tutta l'irritazione di Trump e che a distanza di ore costringono Macron a una precisazione. Saltano invece per ora le nuove sanzioni americane alla Russia. Le aveva annunciate nelle ultime ore l'ambasciatrice Usa all'Onu, Nikki Haley, legandole alla complicità di Mosca nel favorire il programma di armi chimiche del regime di Damasco. A frenare - in base alle ricostruzioni dei media - sarebbe stato proprio Trump, che secondo le voci di corridoio non gradirebbe affatto la svolta da 'falco' nei confronti della Russia a cui lo avrebbero 'costretto' molti dei suoi consiglieri. Svolta che, secondo il tycoon, non farebbe altro che rendere sempre più difficile l'auspicato dialogo col Cremlino.

 

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