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Manovra: asse M5s-Lega per sfondare 2%, Tria frena ma si tratta

Vertice di maggioranza con Conte, Tria, Savona e Salvini che annuncia: 'Non ci sarà l'aumento dell'Iva'

"Non saremmo dei buoni governanti se pensassimo a varare riforme senza tenere in ordine i conti. Non siamo una banda di scalmanati come qualcuno ci vuol descrivere in maniera strumentale. Dobbiamo tener conto di questo grande debito ereditato ma ciononostante ci stiamo impegnando per realizzare tutte le riforme annunciate" Lo afferma il premier Giuseppe Conte intervistato in piazza a San Giovanni Rotondo.

"Andare oltre il 2%" nel rapporto deficit/Pil (al 2,2% o 2,4%) e trovare almeno 15 miliardi per pensioni, reddito di cittadinanza e avvio di flat tax. I ministri di M5s e Lega tornano a chiederlo con forza al tavolo di Palazzo Chigi, che per tre ore - a una settimana dalla nota di aggiornamento al Def - vede impegnato mezzo governo. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria ripete che a Bruxelles si può chiedere l'1,6%. Ma, nonostante tensioni e diffidenze tra gli stessi alleati di governo, si inizia a trattare. Lunedì o martedì ci sarà un nuovo vertice: ora si intensificheranno il lavoro dei tecnici e i contatti con l'Europa. E alla fine, dicono dalle parti di Palazzo Chigi, si potrebbe fissare l'asticella alla soglia 'psicologica' dell'1,9%. Ma l'importante, avverte Tria, è decidere "insieme" cosa fare delle risorse. Perché questo elemento farà la differenza nel giudizio dell'Ue e dei mercati. Alle 8 del mattino varcano la soglia di Palazzi Chigi, dove li attende il premier Giuseppe Conte, il ministro Tria, il vicepremier Matteo Salvini, il ministro M5s Riccardo Fraccaro, che fa le veci di Luigi Di Maio. Ci sono i ministri che tengono i contatti con l'Ue, Enzo Moavero Milanesi e Paolo Savona. E poi i sottosegretari Giancarlo Giorgetti, Massimo Garavaglia, Laura Castelli. Salvini resta poco meno di un'ora: il tempo di blindare l'approdo lunedì in Cdm delle sue misure su sicurezza e migranti (che saranno limate anche per placare le tensioni M5s). Negli stessi minuti dalla Cina, dov'è in missione, Di Maio in un'intervista radio replica piccato a Tria che ieri aveva espresso dubbi sulla possibilità limitare agli italiani il reddito di cittadinanza: "E' impossibile, con i flussi immigratori irregolari, non restringere la platea agli italiani", dichiara. Secondo alcune fonti pentastellate alla fine si dovranno includere i cittadini europei. Ma sul tentativo di delimitare la platea e rinviare l'avvio dell'assegno (non a inizio 2019 ma a maggio, a ridosso delle europee) si basano anche le simulazioni pentastellate secondo cui il reddito di cittadinanza potrebbe essere inserito in manovra con uno stanziamento di 7 miliardi. Ma è ancora la cifra di 10 miliardi che i rappresentanti M5s, che vengono descritti ancora assai irritati con Tria, hanno messo sul tavolo del governo.

La Lega ritiene invece di avere ottenuto l'inserimento in manovra di quota cento (con 62 anni di età) e di un pacchetto fiscale che avrebbe avuto il 'placet' di Conte e include una 'super Ires' al 15% per gli utili reinvestiti in azienda che porterebbe alle imprese "quasi un miliardo". Bitonci ipotizza la riduzione "almeno dell'80 per cento" della tassazione sulle sigarette elettroniche. Mentre un piano "snello di ammodernamento delle opere pubbliche da affiancare all'apertura di cantieri più impegnativi" potrebbe essere una carta da giocare anche in Ue per ottenere più flessibilità. Alla fine del vertice sia M5s che Lega si mostrano un po' più ottimisti: "Non ci impicchiamo ai numeri" e alla percentuale di deficit, dicono all'unisono Fraccaro e Salvini. Ma la convinzione è aver alzato l'asticella al 2% e scalfito il muro di Tria. Dal Mef però invitano alla prudenza. Si lavora tutti "insieme" ma le somme si tireranno solo venerdì prossimo, al varo del Def: al momento ogni tassello ancora è in discussione. E se i leghisti frenano su un tema come le pensioni di cittadinanza, M5s esprime dubbi sugli spazi per la flat tax. Nel giorno in cui la commissione Ue diffonde il dato 'monstre' di evasione dell'Iva da 35,9 miliardi, che ci consegna un triste primato in Europa, c'è chi nella maggioranza sostiene che per trovare le risorse non si possa escludere neanche una rimodulazione di alcune aliquote Iva. Ma la Lega ribadisce che non si farà: si punta a coprire anche le misure più costose con basso impatto sui conti pubblici e comunque senza aumentare le tasse e l'Iva perché "senza crescita non può esserci sviluppo e non si cambia il Paese". Tria sulla crescita concorda e avverte che il giudizio dei mercati si fonderà sulle misure.

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