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Bce, richiamo all'Italia: "Rispetti il Patto Ue"

Via libera unanime del consiglio ad interventi contro la deflazione

Non è un buco nell'acqua, ma la risposta delle banche al secondo round del 'Tltro', il maxi-prestito della Bce alle banche finalizzato a stimolare il credito all'economia reale, è tiepida. Il sistema finanziario resta poco incline ad assorbire la liquidità della Bce, lasciando al presidente Mario Draghi poche alternative agli acquisti diretti di titoli, il 'quantitative easing', che potrebbe essere annunciato già a gennaio. Gli istituti di credito dell'Eurozona hanno ricevuto 130 miliardi dai prestiti a quattro anni concessi da Francoforte, contro previsioni che oscillavano fra i 90 e i 250 miliardi, in media 148 miliardi di euro. Un totale fra l'operazione di settembre e quella di oggi, circa 213 miliardi, che è la metà del potenziale di 400 miliardi indicato da Draghi.

I tassi vicini allo zero, e una condizionalità tutto sommato blanda dato che l'unica penale per le banche che non prestano a famiglie e imprese è quella di dover restituire i soldi dopo due anni, non sono riusciti a far decollare davvero il Tltro. Che era uno degli architravi della strategia di Draghi per far ripartire il credito nel Sud d'Europa e allontanare il rischio-deflazione. Il cavallo non beve, sembra confermare il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: "Vedremo se le imprese hanno davvero bisogno di fondi per nuovi investimenti, visto che grandi percentuali di capacità produttiva sono inutilizzati". Un sistema produttivo già molto indebitato, e che non sente di dover investire visto che usa poco le risorse che già ha, ha poco bisogno di nuovo credito. E nemmeno sono una svolta i circa 25 miliardi chiesti e ottenuti dalle banche italiane, che fra settembre e dicembre totalizzano un quarto circa del totale in quella che il presidente dell'Abi Antonio Patuelli definisce "un'ulteriore dimostrazione dell'intenso impegno delle banche italiane per la ripresa". Con le altre due operazioni, gli acquisti di prestiti cartolarizzati e di bond garantiti, finora la Bce ha immesso meno di 22 miliardi. E dal 'Tltro' vanno sottratti le cifre rimborsate dei precedenti prestiti a lungo termine Ltro.

I 1.000 miliardi di espansione dell'attivo della Bce, indicato da Draghi come obiettivo anti-deflazione, sono lontanissimi. Ecco perché il 'quantitative easing' della Bce, da oggi, appare più vicino. Con molti economisti convinti che l'unico modo per arrivare a quella potenza di fuoco, per Draghi, siano gli acquisti del debito pubblico dell'Eurozona sui mercati. Un annuncio potrebbe partire persino al prossimo consiglio di gennaio, dopo un'inflazione che a dicembre si è attestata allo 0,3%. Draghi, nelle scorse settimane, ha detto che il consiglio Bce non avrà bisogno dell'unanimità per lanciare acquisti di "una varietà di asset" inclusi i titoli di Stato. Per sconfiggere la riottosità dei tedeschi, avrebbe bisogno dai governi di quel "passo decisivo" verso l'Unione di bilancio e le riforme che continua a invocare, con scarso successo. Il braccio di ferro di Francia e Italia con l'Ue sui conti pubblici non lo aiuta, né il sostanziale disimpegno di Roma e Parigi sul progetto, caro invece alla Bce e a Berlino, di stringere sulla condivisione di sovranità in materia di riforme e politiche di bilancio. Forse anche per questo, pur di fronte a un 'QE' all'orizzonte, le borse restano caute dopo lo scivolone greco di questa settimana, fra i dubbi di chi teme un 'QE' depotenziato o ormai tardivo: Milano e Parigi praticamente invariate, Francoforte recupera (+0,64%) mentre anche lo spread Btp-bund resta alla finestra a 137 punti base.

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