The Minimalist Evolution, ovvero l'evoluzione minimalista di un ragazzo che diventa uomo cercando la sua strada passo dopo passo. Un cammino duro, a volte drammatico, a volte gioioso, sempre intenso perchè mai banale.
Non è del resto un viaggio qualunque quello di un giovane che porta la sua musica da Roma a Los Angeles e ritorno, in uno scambio che è allontanamento dalla tradizione e ricerca dell'essere, della novità della rottura, ma rimanendo in un solco disegnato da secoli. Tutto questo racconta il concerto in forma di spettacolo di Gabriele Ciampi, in scena ieri sera all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Uno spettacolo, un disco che lo ha ispirato e che porta lo stesso titolo, musica e testi con il contrappunto della danza che sono una caratteristica dell'arte di questo giovane direttore d'orchestra e compositore che anno dopo anno, con l'appuntamento natalizio - che si spera diventi una tradizione - porta in scena a Roma. Lui vive a Los Angeles, e la sua musica che lo ha portato fino ad Obama, gli fa attraversare l'Oceano in un viaggio che non è solo fisico ma sempre di più entra nel suo tessuto musicale. Musica classica si potrebbe dire, ma qualunque definizione sembra riduttiva per questo concerto che commuove con la sua intensità e anche con pezzi di grande godibilità come lo splendido Memory&Dream, che evoca spazi e luoghi e situazioni come solo le grandi opere cinematografiche riescono a fare. E devo dire che quella di Ciampi potrebbe essere una grande colonna sonora, di un grande film, se esistessero ancora le grandi colonne sonore scritte appositamente per un certo cinema... Ieri sera però Gabriele Ciampi ha aggiunto qualcosa in più al suo concerto, oltre alla bella musica ad esempio di Dark Souls (in prima esecuzione assoluta). C'è stata una grande presa di coscienza scenica teatrale in The Minimalist Evolution, in quel lento entrare in scena degli strumenti solisti uno dopo l'altro (bravissimo al clarinetto Oscar Zuddas) mentre cresceva il racconto dell'interprete del testo Carmela Colaninno, intervallato dalle entrate in scena della bella e brava danzatrice Danila Sapori sulle coreografie di Massimilano Volpini e Paola Jorio. Violini, pianoforte e chitarra elettrica convivono su questa scena assolutamente fuori dai canoni, in cui si mescolano - a detta dello stesso autore - diversi linguaggi, dal classico romantico, al minimalista, allo sperimentale contemporaneo in una ripetizione ed inseguimento dei generi che dà assoluta continuità al concerto realizzato da un'orchestra giovane ma già matura promessa come il suo maestro.(ANSA).