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Andrei Konchalovsky, il mio sporco Michelangelo

Regista de Il peccato, è un po' il sequel di Andrej Rubliov

 Un Michelangelo così non si era mai visto, così sporco, attaccato al denaro, rozzo e violento, un mélange perfetto tra Ligabue e Caravaggio. E questo vale per un Cinquecento altrettanto sporco, dozzinale, con tanto di galline che razzolano dentro lo stesso Vaticano. Andrei Konchalovsky in ‘Il peccato. Il furore di Michelangelo' ci racconta così l'uno e l'altro in un kolossal d'autore interamente girato in Italia in quattordici settimane e prodotto dalla Fondazione Andrei Konchalovsky per il sostegno al Cinema e alle Arti Sceniche e Jean Vigo Italia con Rai Cinema. Konchalovsky, che è anche autore della sceneggiatura con Elena Kiseleva (Paradise), ripercorre in ‘Il peccato', evento speciale di chiusura di questa 14/ma edizione de La Festa di Roma e in sala dal 28 novembre con 01, solo alcuni dei momenti della vita di Michelangelo (Alberto Testone) dove l'artista, anche troppo umano nella vita ordinaria, è portatore quasi di una involontaria sacralità creativa, uno dono, tanto da essere chiamato alche da Papa Giulio II (Massimo De Francovich) ‘il divino'. "Non è un film, ma piuttosto una visione. È come una sinfonia - spiega oggi il regista 82enne -. Non volevo fare il Michelangelo che conoscono tutti, né fare una biopic. Così ho lavorato solo ad alcuni periodi della sua vita anche chiedendomi: cosa avrebbe mai scritto Dante di Michelangelo che, tra l'altro conosceva a memoria la Divina Commedia proprio come il vostro Benigni?". E ancora il regista Leone d'Argento a Venezia nel 2016 con Paradise e nel 2014 con Le notti bianche del postino: "Non è tanto un film sullo scultore, ma su una visione di un essere umano molto egoista, duro ma anche molto tenero che ha vissuto nel Rinascimento". Dal Rinascimento "siamo molto lontani, troppo ed è difficile raccontare questo periodo.
Bisogna pensare al rumore degli zoccoli per strada e anche alla puzza che c'era allora, alla parte olfattiva, la cosa principale per me era raccontare questo periodo non in maniera esotica, ma naturale". Una scelta diversa anche quella dell'attore che avrebbe poi interpretato Michelangelo: "Volevo uno con il naso rotto, uno che somigliasse a Pasolini ed è arrivato Alberto che, guarda caso, aveva interpretato proprio Pasolini (Fatti corsari)" dice il regista. Konchalovsky poi conferma come una parte del suo film, circa venti minuti, siano stati visti dal presidente del consiglio italiano, Giuseppe Conte, durante l'incontro con Putin a Mosca e anche che, su richiesta di quest'ultimo abbia, a film finito, mandato al leader russo una copia che avrebbe poi donato a Papa Francesco. Comunque per il regista ‘Il peccato' è come il sequel di Andrej Rublëv di Andrej Tarkovskij, da lui tra l'altro co-sceneggiato, e spiega, infine, ancora meglio i criteri estetici che lo hanno guidato in questo film :"Michelangelo che ho mostrato è una persona terribile, maleducata, grezza eppure a volte si amano persone che non sono affatto buone, e neppure conosciamo, e, al contrario, non ci piacciono persone buone. Ci sono insomma come delle falle nella nostra coscienza ed anche lì che si trova Dio".
   

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