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Migliaia musulmani in chiese per pace, qui siamo a casa

Accolto l'appello dopo i fatti di Rouen. Gentiloni: grazie ai musulmani italiani coraggiosi

Croce e Corano. In Francia e in Italia migliaia di musulmani hanno partecipato ieri, ultima domenica di un luglio di sangue, alle Messe in segno di fraternità, di pace e di cordoglio. L'omicidio di padre Jacques Hamel, l'anziano sacerdote sgozzato mentre celebrava, nella chiesetta di Saint-Étienne-du-Rouvray, ha scosso la comunità islamica, perlomeno in questo spicchio d'Europa, e sollevato un'ondata di solidarietà. Lo testimoniano le nette parole di condanna del terrorismo pronunciate da tanti esponenti musulmani dopo l'orrore di Rouen, ma soprattutto le immagini, fortemente simboliche, catturate dalla cronaca, di commossi abbracci tra parroci, vescovi e imam. Una straordinaria saldatura tra fedi diverse che certamente nasce sull'onda emotiva di un tragico evento ma che potrebbe segnare anche, come auspicato dal cardinale Bagnasco "l'inizio di un nuovo percorso". "Non sempre abbiamo sentito una reazione corale, ora questo invece si sta creando. E' vero infatti che il mondo musulmano è abbastanza frammentato per motivazioni di carattere teologico, che non ci competono, ma su questo punto fondamentale di condanna netta della barbarie si può essere tutti d'accordo. E ora mi pare - ha detto - che si vada in questa direzione".

A Parigi nella chiesa di Saint-Bernard de la Chapelle, nel cuore della Goutte d'Or, uno dei quartieri più multietnici, Mohamed Salah Hamza, il rettore della moschea della zona ha partecipato alla messa: "Oggi i musulmani devono gridare alto e forte un solo e unico slogan: 'Pas en mon nom' ha detto incassando il fragoroso applauso dei fedeli. Almeno duemila fedeli cattolici accompagnati da un centinaio di musulmani si sono riuniti nella cattedrale di Rouen per rendere omaggio al parroco assassinato dai jihadisti. E proprio la moschea di Saint-Etienne-du-Rouvray ha rifiutato di seppellire uno dei due killer di padre Jacques nel cimitero maomettano del comune. In Italia sono stati oltre 23 mila i musulmani che stamani hanno varcato la soglia di una chiesa a Torino, Milano, Padova, Novara, Bari, Firenze, Palermo, Verona, Siena, Trento, Bolzano, Sondrio, Terni, Spoleto, Fermo. E ancora a Bologna, dove una delegazione musulmana parteciperà martedì alla Messa in suffragio delle vittime della strage alla stazione, ad Assisi dove l'Imam e la sua famiglia si sono uniti alla comunità di frati per il pranzo, a Ventimiglia dove il parroco ha offerto simbolicamente anche ai musulmani pezzi di pane.

A Genova, durante la celebrazione nella Cattedrale di San Lorenzo, quando la liturgia è arrivata allo scambio del segno di pace, i fedeli cristiani si sono spostati alla prima panca della navata centrale dove erano i musulmani e hanno stretto loro la mano. Dure le parole dell'imam di Vobarno, paese dove è cresciuto un foreign fighters italiano, che ha fortemente preso le distanze dai terroristi definendoli "criminali e falliti" senza temere ritorsioni: "Non ho paura. Come me la pensano gli altri Imam con i quali sono in contatto". E ancora più esplicito Abn Al Gaffour, presidente del Coreis per l'Italia. "Quell' 'Allah u Akbar' che pronunciano sempre - ha detto nella basilica di San Guadenzio, a Novara - mi ricorda tanto il 'Gott mit uns' dei nazisti, ma non si uccide in nome di Dio".

A Trieste davanti alla chiesa Notre Dame de Sion si sono riunite la comunità cattolica, quella musulmana e quella serbo-ortodossa e insieme hanno cantato e pregato esibendo striscioni con la scritta "Il terrorismo non è l'Islam". "Qui siamo a casa" hanno detto gli imam durante la messa a Santa Maria in Trastevere a Roma. E con un "Salam aleikum"" ha concluso Abdullah Cozzolino, segretario generale della Confederazione islamica italiana, parlando dall'altare della Cappella del Tesoro di San Gennaro del Duomo di Napoli; poi si è stretto in un abbraccio con il vescovo ausiliario mons. Acampa. Un dialogo tra islam e cristianesimo che ha trovato conferma nei ringraziamenti della Coreis (Comunità Religiosa Islamica Italiana) ma a cui non crede affatto il leader della Lega Matteo Salvini. "Qualcuno è felice perché qualche islamico oggi va a Messa. Poveri illusi. Si vadano a leggere la Dichiarazione Islamica dei diritti dell'uomo del 1981 o la Dichiarazione del Cairo dei diritti umani dell'Islam del 1990. La "legge islamica" prevale su tutto e tutti, il resto sono palle. Oggi l'Islam non è compatibile con le nostre libertà e i nostri diritti. Chi non lo capisce o è illuso, o è ignorante, o è complice" ha scritto su Facebook. E proprio nel giorno in cui cristiani e musulmani hanno pregato insieme contro il terrore, l'Isis ha fatto uscire la sua rivista 'ideologica' Dabiq, che in copertina mostra un militante con la bandiera del Califfato che abbatte una croce sul tetto di una chiesa e il titolo 'Rompiamo la Croce', mentre al suo interno, invita i 'soldati nascosti' ad attaccare i 'crociati'.

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