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Arrivati i bambini adottati in Congo

La gioia dei genitori dopo mesi di attesa

"Benvenuti #a casa": si affida ancora una volta a Twitter, Matteo Renzi, per esprimere il suo augurio ai 31 bambini adottati da famiglie italiane in Congo, che sono finalmente arrivati in Italia. Così come con un tweet due giorni fa aveva annunciato al mondo che la lunga e tormentata vicenda di queste adozioni era finalmente arrivata a buon fine. In mattinata, quando da un aereo dell'Aeronautica militare atterrato a Ciampino è scesa una radiosa Maria Elena Boschi, mano nella mano con due piccoli e una treccina tra i capelli che le avevano fatto i bambini durante il viaggio, anche i più prudenti hanno realizzato che davvero questa storia era finita, e bene.

Fino all'altro giorno, anche dopo l'annuncio del premier, i genitori adottivi, che negli ultimi mesi avevano progressivamente visto scemare la speranza di avere a casa i loro figli, non avevano voluto cedere all'entusiasmo: "non ci crediamo fino a quando non li potremo avere qui con noi" aveva detto un papà. Per questo stamani è stato liberatorio il boato, seguito da un applauso, con il quale le famiglie, a Ciampino, hanno accolto l'arrivo dell'aereo con il suo prezioso carico.

Ad accompagnare i bimbi, oltre al ministro delle Riforme e i Rapporti con il Parlamento c'erano la presidente della Commissione Adozioni Internazionali, Silvia Della Monica, per la Farnesina il vicedirettore generale per gli italiani all'estero Marco Del Panta, alcuni operatori degli enti, una coppia italiana rimasta a Kinshasa quando le altre erano andate via a dicembre e la mamma di un altro bimbo, che era tornata in Congo perché il piccolo aveva problemi di salute.

I familiari dei bambini si sono precipitati ai piedi della scaletta dell'aereo: commozione, abbracci e lacrime. E' il lieto fine di una storia che va avanti da mesi, con 24 coppie che pur avendo completato l'iter adottivo non potevano portare a casa i loro figli per la mancanza del nulla osta da parte delle autorità congolesi. Lo scorso settembre Kinshasa aveva infatti deciso di sospendere per un anno il rilascio del nullaosta per tutte le adozioni internazionali, per sospetti di procedure irregolari che, però, secondo quanto avevano riferito le stesse autorità congolesi, non riguardavano l'Italia. All'inizio di novembre l'allora ministro Cécile Kyenge aveva effettuato una missione nella Repubblica democratica del Congo ricevendo assicurazioni su una conclusione positiva dell'iter adottivo per le coppie italiane. Alcune famiglie erano partite per il Congo, ma erano rimaste bloccate nel Paese africano senza poter portare a casa i figli ed erano poi tornate a casa a mani vuote. Dopo un periodo di stallo, il governo italiano aveva inviato un delegazione nel Paese africano per cercare di sbloccare la situazione, che vedeva coinvolti oltre all'Italia anche famiglie statunitensi, canadesi, francesi e belghe. I nostri negoziati hanno avuto un effetto trascinante, perché "insieme ai bimbi adottati dagli italiani sono potuti partire anche quelli di altri Paesi" ha spiegato l'ambasciatore Cristina Ravaglia, Direttore generale per gli italiani all'estero.

Ma se per 24 famiglie l'incubo è finito, non è così per altre che ancora attendono: è il caso di sette coppie che, ha spiegato la presidente della Cai, sono nelle stesse condizioni di quelle che oggi hanno abbracciato i loro figli ma restano in attesa. Si tratta di famiglie che l'anno scorso, quando sembrava che la vicenda si fosse sbloccata e molti genitori erano andati a Kinshasa, avevano preferito seguire i consigli alla prudenza e non erano partite. Per questi casi, anche se l'iter adottivo è perfettamente concluso e le sentenze di adozione definitive, le pratiche non risultano depositate presso la Direzione generale dell'emigrazione congolese e quindi non è scattata l'autorizzazione alla partenza. Per questi casi, ha assicurato, "chiederemo una valutazione prioritaria" ma "occorre pazienza e molta prudenza. E' una trattativa fra Paesi".

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