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Francescano,dolore ma voglia ricostruire

Padre Fortunato ricorda giorno sisma in Basilica Assisi

(ANSA) - ASSISI (PERUGIA), 23 SET - "Il dolore per la morte di quattro persone, due frati e due tecnici della soprintendenza, e la tristezza per i gravi danni causati agli affreschi e alla struttura della Basilica si trasformarono nel giro di qualche giorno nella volontà di restituire al più presto alla devozione del mondo il luogo simbolo del francescanesimo, centro di spiritualità e di pace": il direttore della sala stampa del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato, ricorda così, a 20 anni di distanza, il terremoto del 26 settembre 1997, che colpì duramente la Basilica dedicata a San Francesco. Il religioso si trovava nella Basilica superiore, insieme a una ventina di persone, quando una scossa fece crollare le volte affrescate da Giotto e Cimabue. "Cominciammo quasi subito - sottolinea padre Fortunato - a pensare alla ricostruzione e agli interventi di consolidamento, in un momento in cui l'intero complesso monumentale, Sacro Convento e Basilica di San Francesco, era fortemente a rischio di ulteriori crolli". "Decisiva per il buon esito di questo lavoro - spiega ancora - fu la nomina da parte del governo di Romano Prodi di un commissario ad hoc, il professore Antonio Paolucci: ciò permise di snellire le procedure, di abbattere i tempi. Quel cantiere, che Paolucci chiamò dell'utopia, raggiunse il suo obiettivo, e l'utopia si trasformò in realtà. Il 29 novembre del 1999, due anni dopo il terremoto, la Basilica di San Francesco riaprì le sue porte al mondo. Assisi ieri come oggi è faro spirituale, culturale e turistico di un'anima aperta e inclusiva". Tra coloro che si trovavano nella Basilica al momento del crollo anche il giornalista Romano Carloni, all'epoca collaboratore dell'ANSA. "Mi ritrovai - ricorda - in mezzo alle due volte crollate". "Partecipai al sopralluogo dei tecnici della Soprintendenza e di altri esperti - aggiunge - insieme ad altri colleghi quando fummo sorpresi dalla scossa che fece crollare tutto. Guadagnai l'uscita dalla porta principale, oltrepassando le macerie venute giù, ma ignaro, in quei momenti - conclude Carloni -, che là sotto erano rimaste uccise quattro persone". (ANSA).
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