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L'Aquila 10 anni dopo, Mattarella: 'Vada a regime la ricostruzione L'Aquila'. Papa: 'Accompagno il percorso di ricostruzione'

Il premier: 'Il motore della ricostruzione va portato a pieno regime'

"La ricostruzione resta una grande sfida nazionale. È affidata alla responsabilità delle istituzioni, a tutti i livelli, che devono assicurare sostegno ai progetti, certezza e continuità nelle risorse, trasparenza nella gestione. Ma la ricostruzione avrà pieno successo se renderà protagoniste le comunità locali, se rigenererà le reti sociali e i luoghi dove si trovano le radici della vita civile". Lo dice Sergio Mattarella nell'anniversario del sisma a L'Aquila. "Il motore della ricostruzione va portato a pieno regime. Gli stessi cantieri devono diventare simbolo e incentivo alla speranza", aggiunge.

"I giovani de L'Aquila e dei comuni colpiti dal terremoto del 2009 hanno diritto alla rinascita delle loro città, dei Paesi, delle comunità. Pensare al domani, e non soltanto all'oggi, è il nostro impegno davanti alle nuove generazioni - ha detto ancora Mattarella -. Lo dobbiamo ai giovani de L'Aquila anche ricordando quei ragazzi della Casa dello Studente, a cui il sisma spezzò i progetti di vita, e che nella memoria del Paese rappresentano ancora oggi il segno più penoso della tragedia del 6 aprile". 

"Sono trascorsi dieci anni da quel tragico 6 aprile che sconvolse L'Aquila: il terremoto provocò morte e distruzioni, colpì al cuore l'intero Paese, lasciò segni profondi e dolorosi che il tempo e l'impegno umano hanno in parte lenito ma mai potranno cancellare - scrive il presidente della Repubblica in un messaggio a dieci anni dal terremoto a L'Aquila -. Nel giorno del decennale il primo pensiero va alle vittime, al lutto straziante dei familiari, ai tanti sfollati, alle molteplici ferite inferte alle comunità. La Repubblica non dimentica. E, personalmente, desidero rinnovare ai cittadini di tutti i comuni colpiti i miei sentimenti di vicinanza e solidarietà".

 "Prego per tutte le vittime di quella tragedia e per le loro famiglie. Vi assicuro - ha detto il pontefice - che accompagno, con viva partecipazione, il faticoso cammino che vi impegna a ricostruire - bene, rapidamente e in maniera condivisa - gli edifici pubblici e privati, come anche le chiese e le strutture aggregative".

"Sono passati dieci anni e abbiamo il dovere della memoria. Ci sono tante persone hanno perso i loro cari, che rivivono in questo momento una grande sofferenza. La mia presenza qui è la testimonianza che la ferita della comunità locale è una ferita della comunità nazionale". Così il premier, Giuseppe Conte, rispondendo ai giornalisti al suo arrivo alla fiaccolata per il decennale del sisma dell'Aquila del 6 aprile 2009.

"Abbiamo lavorato a un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio contro i rischi del dissesto idrogeologico, intervenire successivamente è sempre peggio che intervenire prima", ha affermato Conte. "Sono già stati stanziati tre miliardi per quest'anno, che sono stati distribuiti alle Regioni, per il prossimo triennio sono stati stanziati 11 miliardi. Abbiamo inserito alcune norme per la ricostruzione nel decreto sblocca-cantieri, approvato due settimane fa, il Governo ha nominato il Commissario straordinario, ha un delegato che costantemente segue il processo e i problemi legati alla Ricostruzione. Non è un caso che la mia prima visita istituzionale sia stata in una zona terremotata del Centro Italia. È stata una visita dal grande valore simbolico", ha concluso.

LA FIACCOLATA

Un'onda di luce disegnata dalle fiaccole per le vie dell'Aquila nella notte del decennale del sisma che alle ore 3 e 32 del 6 aprile del 2009 distrusse la città e il suo circondario causando la morte di 309 persone. In corteo non solo i familiari delle vittime del sisma. Con loro anche le persone colpite da altri disastri, da Amatrice a Rigopiano, dall'Emilia a Viareggio, a San Giuliano di Puglia. Un decennale che ha riacceso i riflettori sulla città, presa d'assalto per l'anniversario dai media nazionali e internazionali. Tra gli ospiti il premier, Giuseppe Conte, che alla vigilia - nell'annunciare che per il sisma "ci sono delle norme contenute nel Decreto crescita" - ha assicurato la sua partecipazione "alla veglia di preghiera e alla cerimonia commemorativa".

Come ogni anno da dieci anni il silenzio si rompe solo dal rumore dei passi del lungo serpentone umano. Ad aprirlo lo striscione dei familiari delle vittime con la scritta 'Per noi, per loro e per tutti' e con un lenzuolo con i nomi dei 309 morti del sisma. "Il nostro impegno in questi dieci anni si può sintetizzare nello slogan 'cercare giustizia e trovare la legge', due principi che spesso non coincidono - spiega Antonietta Centofanti, presidente del comitato vittime della Casa dello Studente -. Il nostro stato d'animo? Ci rimbocchiamo le maniche e lottiamo, il terremoto per noi è sempre, ce lo abbiamo dentro tutti i giorni, non è ritualità una volta l'anno. La ricostruzione? Quella privata è avanti, quella degli edifici pubblici, in particolare le scuole, è ferma al palo, comunque, è stato fondamentale aver riportato i bambini in classe subito".

Oltre al profondo dolore e alla commozione per le perdite umane e per le gravi ferite non del tutto rimarginate - che raggiunge il culmine nella lettura dei nomi in piazza Duomo e nei 309 rintocchi delle campane della chiesa di Santa Maria del Suffragio, riaperta al culto il 6 dicembre scorso alla presenza del Capo dello Stato - nella commemorazione del decennale si respira voglia di riscatto e di rinascita di una città che vuole tornare più bella di prima: in questo senso, il sentimento è interpretato dalle parole del sindaco che, rispetto ai reportage troppo negativi che hanno dato all'Italia e al mondo l'immagine di "una landa desolata, popolata di disperati, folli che hanno perso la fiducia, un narrazione ingenerosa, in alcuni casi addirittura falsa", ha rivendicato, sia pure tra le difficoltà, la condizione di territorio "in rigenerazione", di "città rimarginata" che non può e non deve essere considerata "una vergogna nazionale".

La partenza del corteo alle 22,30, da via XX settembre fino a piazza Duomo intorno alla mezzanotte con la toccante sosta davanti al piazzale dove c'era la Casa dello Studente nella quale sono morti otto giovani universitari. Poi la messa nella chiesa del Suffragio celebrata dal cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo metropolita dell'Aquila e, nella notte, la veglia di preghiera 'Aspettando le 3,32', animata dalla Congregazione Salus Populi Aquilana. Ed infine alle 3e 32 l'ascolto dei 309 rintocchi in ricordo delle vittime del sisma del 2009.

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