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Diossina a Seveso, 40 anni fa l'inferno in Brianza

Gli effetti nocivi della nube sono ancora li' e continuano a fare vittime

Quarant'anni dopo gli effetti nocivi della Diossina sono ancora li' e continuano a fare vittime. Quello che viene definito il "primo choc ambientale italiano", il Disastro di Seveso, comincio' esattamente alle ore 12,37 del 10 luglio 1976. E' un sabato afoso, nel reparto 'B' dello stabilimento Icmesa di Meda la temperatura di un reattore chimico per la produzione di un componente di diserbanti balza sopra il limite dei 175 gradi centigradi.

La valvola di sicurezza entra in funzione, evitando l'esplosione, ma rilascia all'esterno, per circa mezz'ora una ''nuvola bianca'' contenente circa due chilogrammi di diossina TCDD, una delle sostanze chimiche piu' tossiche, che il vento spinge verso i comuni di Seveso - il piu' vicino - e di Cesano Maderno, Desio e Meda. Il primo segnale della tragedia sono alcune pecore morte, poi arrivano i malesseri alla popolazione, con infiammazioni agli occhi e della pelle. Solo dopo giorni l'azienda ammette il guasto. Scatta finalmente l'allarme, ma nessuno sa bene cosa fare perche' l'incidente non ha precedenti. Non c'e' modo di misurare l'impatto della diossina sulle persone per cui vengono fatti dei prelievi dal terreno. Si sapra' poi che gli abitanti di Seveso sono stati accidentalmente esposti a dosi di diossina da 10 a mille volte maggiori di quelle usuali.

L'area di Seveso colpita viene suddivisa in zona A e B, secondo il grado di pericolosita' ambientale. Solo il 24 agosto gli abitanti della zona A vengono finalmente fatti evacuare. Per precauzione vengono distrutte colture e abbattuti gli animali da cortile. Un anno dopo i casi accertati di dermartite devastante sono piu' di 200. Negli anni successivi, nella zona A il terreno inquinato verra' sostituito con terreni prelevati da zone non inquinate; nel 1981 gli impianti Icmesa verranno abbattuti e tre anni dopo nella zona nascera' un parco urbano. Seveso e la sua tragedia in questi 40 anni sono stati un esempio per tutti.

Gia' nel 1983 la vicenda e' stata fondamentale per l'approvazione della direttiva comunitaria nota anche come 'Direttiva Seveso'. E gli studi dei medici sulla popolazione, iniziati gia' 15 giorni dopo l'incidente, sono continuati per decenni e continuano tutt'oggi. I risultati piu' recenti sono stati illustrati nel convegno organizzato dai medici della Brianza proprio a Seveso sabato e hanno evidenziato che oltre alla correlazione tra diossina e tumori, che era stata gia' confermata nel 2013 in particolare per linfomi e leucemie ('osservati speciali' i tumori al colon retto e alla mammella), tra i contaminati e' piu' alta rispetto ad altre zone l'incidenza di diabete e malattie cardiache ed il rischio di morte precoce per queste malattie.

Tra gli abitanti piu' colpiti e' stato registrato anche un aumento del 23% della mortalita' precoce tra chi soffriva di "patologie cardiovascolari e respiratorie sicuramente legate allo stress vissuto durante il disastro", ha spiegato Alberto Bertazzi dell'Universita' di Milano. Ma la diossina ha avuto un effetto nocivo anche sulla fertilita'. Lo ha confermato Paolo Brambilla dell'Universita' Milano Bicocca, secondo cui i risultati degli studi hanno evidenziato "la marcata riduzione del rapporto tra il numero di maschi e femmine nei figli nati da padri esposti". E negli uomini nati nei primi 10 anni dopo il disastro, e' stata anche rilevata anche una fertilita' fortemente ridotta.

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