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Trump: da Uber ad Airbnb, aziende 'tech' contro bando bis

Vietare ingressi in base a origine è sbagliato

ROMA - C'è di nuovo preoccupazione nella Silicon Valley per il 'bando bis' firmato ieri dal presidente Donald Trump che vieta per 90 giorni l'ingresso negli Stati Uniti da sei Paesi a maggioranza musulmana e congela per 120 giorni gli arrivi dei rifugiati nel Paese. Da Uber a Airbnb, sono diverse le società tecnologiche che esprimono contrarietà, anche se per ora mancano le voci di big come Google, Apple o Facebook. In una nota, come riporta il sito Cnet News, Uber fa sapere che la sua posizione "non è cambiata" e che il bando di Trump "è ingiusto e sbagliato", per cui la compagnia continuerà a "lottare per quanti della comunità di Uber ne sono colpiti".

L'amministratore delegato della rivale Lyft, Logan Green, spiega che insieme all'American Civil Liberties Union la compagnia continuerà ad opporsi anche in tribunale. Con un tweet il numero uno di Airbnb, Brian Chesky, ha affermato che vietare alle persone di entrare negli Usa "in base alla loro provenienza era sbagliato prima" ed è "ancora sbagliato". Sul blog aziendale Mozilla sottolinea di essere contraria anche al nuovo provvedimento. Circa un mese fa un centinaio di aziende, tra cui colossi come Microsoft, Google, Apple, Facebook si erano schierate contro il primo ordine esecutivo del presidente Trump sull'immigrazione rivolgendosi a una Corte d'appello statunitense con un documento a sostegno dell'azione legale avviata dallo Stato di Washington.
   

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