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Pokemon Go arriva in altri 15 Paesi, bandito in Iran

Dopo disponibilità Brasile, lancio in Asia e Oceania

A un mese dal lancio Pokemon Go continua ad allargare i suoi confini globali: dopo la disponibilità in Brasile, attesissimo da atleti e visitatori accorsi da ogni dove per i Giochi olimpici, il gioco è sbarcato in altri 15 Paesi, tutti in Asia e Oceania (dalla Thailandia alle isole Fiji). Restano tuttavia fuori ancora tre grossi mercati asiatici: Cina, India e Corea del Sud, dove probabilmente la potenziale quantità dei giocatori metterebbe a rischio la tenuta dei server della compagnia. E per l'app continuano a fioccare i divieti: in Iran è stata bandita per "motivi di sicurezza".

John Hanke, ceo di Niantic, la società che ha sviluppato il gioco con i mostri di Nintendo, ha spiegato nelle settimane scorse a Forbes che in Cina ci sono problemi per restrizioni regolatorie, mentre in Corea del Sud per l'accesso limitato ai dati di Google Maps (fattore legato alla Corea del Nord). Il gioco è infatti basato sulla geolocalizzazione oltre che sulla realtà aumentata.

Per Pokemon Go continuano intanto ad arrivare divieti. Dopo quelli di siti specifici, come il memoriale della bomba atomica a Hiroshima o Auschwitz, c'è il primo Paese che ha bandito completamente il gioco. Si tratta dell'Iran, come riportato dal sito della Bbc, dove il divieto è per non specificati "motivi di sicurezza". E in Thailandia, dove il gioco è appena arrivato, il governo ha dichiarato che il Palazzo reale è tra i luoghi in cui non si dovrebbe andare alla ricerca di "mostri", insieme a templi buddisti e ospedali.

Intanto i patiti argentini del Pokemon Go hanno scoperto con sorpresa che l'itinerario che li porta a caccia di mostriciattoli giapponesi sembra dimostrare una certa simpatia per il Partito Operaio (Po), il principale gruppo trotskista del paese sudamericano. Risulta infatti che molti "pokestop" coincidono con le sedi locali del Po, disseminate nella megalopoli di Buenos Aires.
   

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