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Facebook, stretta sul 'revenge porn'

Più strumenti per segnalare foto condivise senza permesso

ROMA - Più strumenti per segnalare foto personali condivise senza permesso e soprattutto una tecnologia in grado di bloccarne la diffusione virale online. Per evitare che si ripetano casi come quello di Tiziana Cantone, suicida dopo un suo video hard finito in rete. Sono queste le principali novità della stretta annunciata oggi da Facebook sul "revenge porn".
Spinto dalle pressanti richieste di associazioni, autorità e opinione pubblica sulla scia di drammatici casi di cronaca, il social network da quasi due miliardi di utenti intensifica la sua lotta alla condivisione di tutte quelle immagini, spesso intime, senza il permesso dei diretti interessati, rese di dominio pubblico per "vendetta". È "revenge porn", piaga di internet che ha non solo conseguenze psicologicamente devastanti sulle vittime, spesso giovanissime, ma in alcuni casi le ha portate al suicidio.

La lotta di Facebook a questo fenomeno d'ora in poi si arricchisce di nuovi strumenti, attivi anche per l'Italia, e riguarda anche altre due app di sua proprietà: Messenger e Instagram. In primo luogo gli utenti del social network avranno la possibilità di segnalare in modo mirato quelle immagini personali o intime che vedono sul social e che sembrano condivise senza permesso di coloro che vi sono ritratti. Le foto a quel punto saranno riviste da un team in carne e ossa che potrà anche decidere di disattivare l'account che le ha pubblicate. Altra novità importante è sul fronte tecnologico: Facebook userà un sistema di "foto-matching", per il riconoscimento delle immagini, che aiuterà a contrastare ulteriori tentativi di condivisione delle foto. Non solo su Facebook, ma anche sulla chat Messenger e su Instagram. In pratica, se qualcuno cercherà di ricondividere l'immagine dopo che questa è stata segnalata e rimossa, l'utente sarà avvisato della violazione e la foto non potrà essere condivisa. Per ora questo sistema non contempla WhatsApp, altra chat di proprietà di Facebook, che conta oltre un miliardo di utilizzatori. La tecnologia di "foto-match" è simile a quella già utilizzata per contrastare la diffusione online di immagini pedopornografiche.

L'anno scorso Facebook ha rischiato un boom di azioni legali per "revenge porn" sulla scia della causa avviata da una ragazza di 14 anni di Belfast che aveva visto una sua foto comparire più volte tra novembre 2014 e gennaio 2016 in una pagina sul social.
In quel caso i giudici avevano respinto il tentativo di Facebook di evitare il tribunale proprio perché, secondo i legali della giovane, la società avrebbe avuto il potere di prevenirne ogni ripubblicazione usando un sistema di tracciamento per identificare l'immagine.

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