Apple ha chiesto ai suoi fornitori primari di valutare l'implicazione dei costi sul trasferimento del 15-30% della loro capacità produttiva dalla Cina al Sudest asiatico, nel mezzo dei piani di riassetto della supply chain. Lo riporta il quotidiano finanziario Nikkei, secondo cui la mossa è stata innescata dalla prolungata guerra commerciale tra Washington e Pechino.
Tuttavia, secondo diverse fonti consultate dalla testata nipponica, anche se il contenzioso dovesse trovare una soluzione, non ci sarebbe alcun ritorno al passato.
Apple, infatti, ha deciso che i rischi legati al fare affidamento solo sulla manifattura in Cina, come ha fatto per decenni, sono troppo grandi e stanno addirittura aumentando. "Un più basso tasso di natalità, un più alto costo del lavoro e i rischi della centralizzazione della produzione in un solo Paese: questi fattori avversi non vanno da nessuna parte", ha commentato un top executive vicino al dossier. "Con o senza il round da 300 miliardi di dollari di dazi, Apple sta seguendo il grande trend sulla diversificazione della produzione".