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Figc, Malagò: 'serve ripartire'

Presidente Coni: per Ct imbarazzo scelta

''Quando uno arriva ad un livello che non può peggiorare al punto zero, quando si deve ripartire paradossalmente se le cose le fai bene si possono riscoprire entusiasmi accantonati''. In una intervista al Tg1 il presidente del Coni, Giovanni Malagò, prefigura il prossimo futuro della Figc dopo le elezioni flop per la nomina del presidente. ''Ci vuole gente - aggiunge Malagò parlando delle persone da affiancare al commissario - che abbia caratteristiche che diano un valore aggiunto e quella credibilità di cui abbiamo bisogno''. Poi il presidente del Coni risponde così ad una domanda sull'identikit del nuovo Ct della Nazionale: ''forse in Italia in questo momento non abbiamo eccezionali giocatori o meglio ne abbiamo meno rispetto alle generazioni precedenti, ma per quanto riguarda gli allenatori abbiamo l'imbarazzo della scelta, uno meglio dell'altro''.

Petrucci a Malagò: 'serve commissario Coni' - "In un momento come questo solo una figura eminente del Coni, come Giovanni Malagò o Roberto Fabbricini, può mettere le mani in una situazione così delicata e complessa come quella del calcio italiano". E' il parere del presidente della Fip, Gianni Petrucci, che da presidente del Coni svolse il ruolo di commissario straordinario della Federcalcio nel 2000/2001. "Per quell'incarico serve una persona con grande esperienza sportiva, piuttosto che un esterno", ha proseguito ai microfoni di Sky Sport. "E' vero che Malagò tra poco partirà per le Olimpiadi di PyeongChang, ma potrebbe comunque gestire tutto via telefono ed appoggiarsi ad un paio di vice commissari operativi - ha aggiunto Petrucci -. Il presidente del Coni ha grande esperienza, ha lavorato a lungo nel mondo dello sport e ha modo di fare le giuste valutazioni". "Io non sono poi d'accordo con chi dice che è tutto da buttare, con la demagogia montante, bisogna fare le giuste valutazioni. C'è anche la seria questione del commissariamento della Lega di serie A. Quindi - conclude Petrucci -, servono scelte rapide e 'cum grano salis'. 

Gravina, il mio no una scelta giusta - "Ieri potevo fare il presidente della Figc e mi è costato dire di no, ma il mio si avrebbe gratificato solo me stesso e non avrebbe fatto bene al calcio italiano. Sono orgoglioso". Così il presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina, dopo la mancata elezione del nuovo numero 1 federale. "Il 10 novembre e il 29 gennaio sono due date di svolta - ha aggiunto a Radio Crc -. Abbiamo dimostrato che c'è una necessità impellente: ammettere la sconfitta e affidare a terzi il rilancio del calcio. Non mi fa paura il commissario". "Io, da parte mia, ho vinto, perché ho creduto di poter giocare un partita che non mi hanno fatto giocare - ha proseguito Gravina -, ma soprattutto perché la mia coerenza è evidente. Il calcio ha bisogno di una riforma. Servono qualità dei controlli, una giustizia sportiva, la riforma dei campionati Mi chiedo quale sia il contributo della Serie A nel calcio, anche perché per essere leader non basta autoproclamarsi, ma devi dimostrarlo sul campo".
   

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