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Alibaba: ironia via social di Jack Ma, "il Milan è a Milano?"

Battuta magnate Alibaba suona come smentita a interesse per club

"Il Milan è nella città italiana di Milano?". La battuta pubblicata via social da Jack Ma, il proprietario del colosso dell'e-commerce Alibaba, suona come una smentita ai rumor secondo cui sarebbe coinvolto nella cordata cinese interessata ad acquistare la maggioranza del club di Silvio Berlusconi. "Il Milan è nella città italiana di Milano? - ha scritto con una buona dose di ironia l'uomo più ricco d'Asia sul proprio profilo Weibo, la versione cinese di Twitter, come riporta l'agenzia cinese Xinhua - Ho sentito che Mike Tayson dei Lakers di recente ha viaggiato a Milano, ma non sono sicuro si trattasse del Milan. Ora Yao Ming sarà nei guai".

Alibaba e il Milan: l'interesse del gruppo cinese per i rossoneri, così come quello di Suning per l'Inter, secondo l'ex presidente di Confindustria e presidente del Sassuolo, Giorgio Squinzi, "è un segno dei tempi". Per ora però il gruppo cinese si limita a dire: 'non commentiamo i rumors'. E' questa la risposta dell'ufficio di pubbliche relazioni per l'Europa del gruppo Alibaba, il cui fondatore Jack Ma, l'uomo più ricco d'Asia, farebbe parte del consorzio di investitori cinesi che mira ad acquistare la maggioranza del Milan, secondo la ricostruzione di Repubblica.it.

Cedere il controllo della sua creatura calcistica ai cinesi o restare al timone nonostante le difficoltà sportive e finanziarie in cui il suo Milan è impantanato da anni. Silvio Berlusconi è alle prese con il dilemma, e il primo scenario è ora più concreto rispetto a un anno fa, quando di questi tempi il thailandese Bee Taechaubol ad Arcore otteneva dal presidente rossonero e da Fininvest il diritto a negoziare in esclusiva. Una svolta è attesa al massimo nel giro di un mese, ma non è escluso che arrivi già settimana prossima. In questi giorni il presidente rossonero ad Arcore si è confrontato con i figli e con i manager di Fininvest. Aspetta di valutare il dossier completo per decidere se avviare il negoziato con il consorzio cinese che offre circa 700 milioni di euro per il 60-70% del club, debiti inclusi. 

Per evitare l'esposizione mediatica all'inizio della trattativa poi tramontata con Bee, ora c'è massima riservatezza sui protagonisti della cordata che, secondo quanto filtra, considera fondamentale la costruzione dello stadio di proprietà. Non trova conferme il coinvolgimento di Hutchison Whampoa, gigante delle telecomunicazioni guidato da Li Ka Shing, 87 anni, l'uomo più ricco di Hong Kong, mentre da Alibaba, colosso dell'e-commerce, arriva un 'no comment' sui rumor legati a Jack Ma, da oggi l'uomo più ricco d'Asia, comproprietario del Guangzhou Ervergrande che ha conquistato la Champions asiatica nel 2013 guidato da Marcello Lippi, uno dei candidati alla panchina rossonera per l'anno prossimo. Pur non essendoci ancora visibilità totale sul consorzio, il nome di Jack Ma non è mai stato ventilato direttamente o indirettamente, notano in ambienti vicini a Fininvest, la holding che controlla il Milan e che si appresta a ripianare gli 89 milioni di perdite del bilancio da approvare domani in assemblea. Di sicuro la cordata è rappresentata dal mediatore italo-americano Sal Galatioto, soprannominato negli Usa il re delle fusioni e delle acquisizioni nel mondo dello sport. Una decina di giorni fa Galatioto si diceva convinto di poter chiudere l'affare per la metà di giugno, quindi in tempo per fare mercato con risorse fresche, e i tempi potrebbero essere rispettati se Berlusconi darà il via libera alla trattativa. "Non so niente, non posso dire niente - ha tagliato corto l'ad di Mediaset, Pier Silvio Berlusconi -. Mi auguro solo che il Milan trovi una strada definitiva, che porti la squadra su un progetto che guardi al futuro". Dall'epilogo della vicenda societaria dipende anche il futuro della panchina. Su Cristian Brocchi ci sono già le ombre di Lippi, Paulo Sousa, Eusebio Di Francesco e Vincenzo Montella. Intanto il precario allenatore rossonero ha tre partite per conservare il sesto posto, poi la finale di coppa Italia contro la Juventus per andare in Europa League senza gli scomodi preliminari e regalare a Berlusconi il ventinovesimo trofeo della sua presidenza. Forse l'ultimo.  

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