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Da Maldini a Del Piero, difficile dirsi addio

Quanti intoppi nell'ammaina-bandiera, con alcune eccezioni

Uno strappo improvviso e imprevisto, difficile da ricucire, con la tifoseria spaccata in un momento delicato della squadra. L'altolà di Francesco Totti alla Roma dopo una stagione in panchina (ma anche dopo 749 partite e 330 gol in 23 anni di proverbiale e assoluta fedelta'), e la scelta di Spalletti di non convocarlo per la gara con il Palermo sancendo una rottura tra il club e l'idolo quarantenne del popolo giallorosso, è la riprova di quanto sia arduo gestire il commiato di una bandiera del calcio.

Com'è difficile dirsi addio lo provano tante storie di calcio con eventi spesso traumatici. Meno eclatante nei toni ma egualmente duro il benservito della Juve di Andrea Agnelli ad Alessandro Del Piero (17 anni e 290 gol in bianconero): l'offerta da parte di Pinturicchio di firmare un contratto in bianco valse al giocatore un anno in più a Torino, ma evidentemente come mossa non piacque al presidente bianconero Agnelli.

Chiusura avvelenata da calciopoli per la lunga militanza bianconera di Roberto Bettega, protagonista prima in campo e poi da dirigente. Freddo e amaro anche l'addio al Milan di Paolo Maldini dopo 24 anni di trionfi: sette anni fa c'e' stato lo choc di cori e striscioni contro di una minoranza di ultrà nel giorno del congedo, poi il suo avvenire nella società non c'è mai stato. Diversa la storia di Gianni Rivera, vicepresidente rossonero dopo avere appeso gli scarpini al chiodo e poi dileguatosi all'arrivo del suo nemico storico Berlusconi.

Sull'altra sponda milanese destino ingrato anche per l'altro componente della 'staffetta', Sandro Mazzola, utilizzato come dirigente nerazzurro per brevi periodi e poi allontanato. Mai decollato dopo 20 anni in campo il futuro nerazzurro di Beppe Bergomi dopo 20 anni, che ha trovato la sua strada come commentatore di Sky.

A finire molto male è stata la storia di alcune bandiere della Lazio: Pino Wilson, capitano dello scudetto 1974, è stato squalificato per il totonero e non è tornato poi nel club neanche dopo l'amnistia per il mondiale 1982. Giorgio Chinaglia è diventato presidente del club senza successo, poi è stato coinvolto in varie vicende giudiziarie. Poca riconoscenza hanno dimostrato il Cagliari con Gigi Riva, presidente per un anno e poi una lunga militanza come dirigente accompagnatore della nazionale, e la Fiorentina con Giancarlo Antognoni, dirigente per un breve periodo e fuori dal club da ormai 15 anni.

Nel Real Madrid due icone come Raul e Casillas hanno dovuto traslocare a fine carriera per trovare un posto da titolari.

Ma accanto a tante amarezze ci sono state anche storie a lieto fine. Giampiero Boniperti ha vinto tanto in campo e poi da presidente della Juventus. Solo il destino ha strappato Giacinto Facchetti dall'Inter dopo la gloria in campo e un apprezzato lavoro dietro la scrivania. Ora due grandi campioni come Xavier Zanetti e Pavel Nedved hanno responsabilità importanti negli organici di Inter e Juventus.

Rummenigge e Beckenbauer hanno fatto la storia del Bayern e la loro parola è ancora molto ascoltata. Alfredo di Stefano ha ricoperto fino alla fine un ruolo di rappresentanza nel Real Madrid. Ryan Giggs dopo 24 stagioni da incorniciare è diventato vice-allenatore del Manchester United.

Se per Francesco Totti sembra profilarsi un addio traumatico (ma la partita potrebbe presentare anche altre sorprese) diverso è stato il destino di un'altra bandiera giallorossa, Bruno Conti, come Totti campione del mondo: dopo avere deliziato in campo ha ricoperto vari ruoli tecnici, restando per tanti anni responsabile delle giovanili e contribuendo al lancio di tanti campioni. Per Totti è formalmente pronto un contratto da dirigente per i prossimi anni, ma lo strappo di rischia di avvelenare una delle poche storie edificanti del mondo del pallone. 
   

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