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Giro, 14/a tappa: Contador vola a cronometro, maglia rosa torna sua

Spagnolo terzo dietro Sanchez e Kiryienka, ma Aru cade in piedi

Alberto Contador ha offerto un saggio della propria classe, volando fra i vigneti dove nasce il prosecco e rivestendosi tutto di rosa, al termine di una cronometro interpretata come un campione di razza, dotato di classe pure, cristallina. La bici dello spagnolo è scivolata via fra le strade che uniscono Treviso a Valdobbiadene e, alla fine, si è fatto precedere solo da uno stratosferico Vasil Kiryienka, che si è aggiudicato l'unica cronometro individuale del 98/o Giro d'Italia, e dal connazionale Luis Leon Sanchez, di 12" e 14" più veloci di lui. Il 'Pistolero' ieri era tornato triste, perché sconfitto dal destino in un duello rusticano impari, dopo essere finito a terra ancora una volta a 3.300 metri dall'arrivo. Oggi è un altro giorno e Alberto sorride, sia pure a denti stretti. Gli fanno male le gambe, al termine di una cronometro interminabile, lunga quasi 60 chilometri, affrontata a tutta, non senza prendersi qualche rischio, ma in fondo che importa? La maglia rosa lenisce ogni sofferenza e regala brividi. Aru ieri si è vestito da leader, ma la sua era una maglia rosa effimera, fugace; oggi, infatti, ha dovuto riconsegnarla al vero e proprio padrone del Giro 2015. Un mostro di continuità, Contador. Determinato e preciso nel tagliare le curve, evitando le trappole delle scivolate che, con ogni probabilità, avrebbero compromesso i suoi sforzi. In ogni caso, Aru, che ha concesso 'solo' 2'47" allo spagnolo, è caduto in piedi. La sua è una sconfitta quasi indolore: se non ci fosse stato un Contador formato super, la sua prova a cronometro si sarebbe potuta definire eccezionale. Lo resta comunque, ma non serve a evitare il -2'28" nella classifica generale. Ci si chiede dove e come possa il 'Tamburino sardo' riprendersi il primato di una corsa il cui esito appare segnato. Ma forse lo era già prima del via a San Lorenzo al mare. Aru resta l'avversario più temibile per Contador, così come i vari Uran Uran, Van den Broeck, Amador e Landa, se non addirittura Kreuziger, restano i rivali più agguerriti per il sardo nella corsa al podio. La lunga cronometro di oggi era destinata a riscrivere la graduatoria, lo ha fatto in larga parte, ma non solo: ha emesso un verdetto inappellabile, definitivo. Richie Porte deve rinunciare ai propri sogni di gloria. L'australiano, anche senza la penalizzazione di 2' che si è visto infliggere dopo il cambio di ruota con l'amico Clarke della Greenedge alle porte di Forlì, non sarebbe ugualmente fra i primi. La crono trevigiana ha confermato la sua scarsa vena, certificata dal 55/o posto nella cronometro del prosecco, dai 4'20" di ritardo dal vincitore, che si sommano ad altri minuti ceduti ai big della corsa rosa. Un tracollo inimmaginabile, dopo le prestazioni offerte al Giro del Trentino dall'australiano. Porte attualmente accusa un ritardo dalla maglia rosa di 8'52", senza i 2' di penalizzazione sarebbe cambiato poco. Il suo ormai è un Giro in picchiata e le discese c'entrano poco. Chi resta a galla è Uran Uran, che si avvicina al podio: il colombiano, reduce da due secondi posti nel 2013 e 2014, è già a un passo dal terzo posto detenuto da Andrey Amador. Difficile che Uran vinca il Giro, ma va tenuto d'occhio nelle prossime tappe. Lo stesso vale per il belga Van den Broeck, quinto, di cui nessuno parla, che alla vigilia era accredito di un buon piazzamento. Il loro destino sembra comunque segnato di fronte a re Alberto, che potrebbe abdicare dopo avere indossato la maglia rosa a Milano. Ma che tristezza se lo facesse senza vincere nemmeno una tappa. Proprio come nel 2008.

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