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Giro: 9/a tappa, Tiralongo vince per distacco

Alberto Contador ha conservato la maglia rosa di leader

Nel saliscendi fra Benevento e San Giorgio del Sannio, la bicicletta di Paolo Tiralongo sembrava volare. Il corridore dell'Astana arriva dal comprensorio del commissario Montalbano e, come l'eroe di Camilleri, riesce a infrangere la diffidenza più oltranzista. Dove può arrivare uno scricchiolo d'uomo con quella improbabile maglietta giallo-turchese e il volto scavato? Lui, 'Paolino', che ha lasciato l'amata Sicilia per andare a vivere nel bergamasco, risponde a colpi di pedali. E vince. Oggi, in questo lembo di sud, ha trasformato la propria marcia in una fuga per la vittoria. E, alla fine, la sua impresa ha commosso pure il capitano dell'Astana, Fabio Aru, che ha appreso "a 500 metri dall'arrivo che aveva vinto". Un siciliano e un sardo: stessa faccia, stessa razza. E stessi occhi. Pieni d'orgoglio e di sofferenza. "Sono entrato nella fuga perché aspettavo Fabio e perché avevamo in programma di attaccare sulla salita del Lago Laceno. Invece, l'inerzia della gara ci ha costretti a cambiare strategia - racconta Tiralongo -. Dopo avere ricevuto il via dall'ammiraglia ho affrontato l'ultima salita alla morte, nel tentativo di agganciarmi a Slagter. Sono arrivato in cima, dando tutto me stesso, l'ho raggiunto in discesa, poi sapevo che c'era ancora uno strappo sul quale potevo fare la differenza. Ho provato... Ho fatto gli ultimi chilometri in apnea, ma è stato bellissimo. La mia vittoria completa il lavoro di squadra. So come Aru ha preparato questo Giro, so quanto abbiamo lavorato". E, soprattutto, Tiralongo sa che adesso deve mettersi a disposizione del proprio capitano, che chiama teneramente "il mio bambino". "Si, ho pianto, ma erano lacrime di gioia per la vittoria di Paolo - ammette il sardo -. La squadra è stata fortissima, ha offerto una prestazione incredibile. Landa è stato eccezionale, è un grande campione. Con Tiralongo c'è un bellissimo rapporto, sono davvero felice per la sua affermazione". Più volte, Aru ha parlato in gara con il rivale Contador che da oggi lo precede in classifica generale di 3". "Porte non collaborava, poi l'abbiamo convinto, ci siamo detti che potevamo guadagnare su Uran, quindi abbiamo accelerato. Ho fatto la volata, nel tentativo di guadagnare qualcosa, e ci sono riuscito". Il secondo che Contador si è fatto rosicchiare da Aru è andato di traverso allo spagnolo. "Spero che il Giro non si decida solo per un secondo - dice, fra il serio e il faceto -. Fabio anche oggi è stato artefice di una grande azione, io ho controllato e sono riuscito a stargli dietro. In corsa ci siamo guardati e detti che Uran Uran era in difficoltà, dunque bisognava imprimere un ritmo diverso alla corsa, in modo da mettere il maggior numero di secondi possibili fra noi e lui. In ogni caso sono convinto che non sia finita qui per Rigoberto: nella crono può dire la sua. E' un lottatore"

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