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Sorteggi Champions League: in panchina è Italia-Spagna

Guardiola-Ancelotti: 17 trofei contro 'zero tituli' Allegri-Lucho

Un anno fa, scomodando Sergio Leone, si poteva dire che c'erano arrivati il bello (Guardiola), il buono (Ancelotti), il brutto (Simeone) e il cattivo (Mourinho), 12 mesi più tardi il rush finale della Coppa più prestigiosa vede sulle panchine della top four due conferme (Ancelotti e Guardiola) e due new entry assolute (Allegri e Luis Enrique) in quella che sarà a tutti gli effetti una sfida Italia-Spagna.

I tecnici del Bayern Monaco e del Barcellona da una parte, quelli di Juve e Real dall'altra. E in attesa di vedere quale destino riserverà loro domani l'urna di Nyon, sarà anche la sfida tra chi, finora, ha vinto tutto e chi invece è solo all'inizio. E già, perché mentre Guardiola e Ancelotti hanno messo insieme - solo nelle competizioni internazionali - qualcosa come 17 trofei, per gli altri due il curriculum sovranazionale parla di 'zero tituli'. Ma questo non significa che i tecnici di Juve e Barca siano due 'cenerentoli'. L'allenatore toscano, arrivato a Torino tra mille perplessità dopo l'osannato Antonio Conte, ha addirittura fatto meglio del suo predecessore nel cammino europeo, riportando la squadra bianconera nell'Olimpo europeo dopo 12 anni. Adesso, dopo aver riscritto la storia della Vecchia Signora, cerca gloria anche personale, visto che il suo miglior risultato in Champions è stato un quarto di finale col Milan nel 2012. Comunque andrà, è già nella storia bianconera, avendo fatto meglio di Conte e Capello.

Ancora più asciutta la bacheca del Luis Enrique allenatore (da giocatore qualche coppetta l'ha pur vinta), approdato in Champions solo quest'anno. In precedenza, l'unica esperienza europea era stata la fallimentare stagione con la Roma quando uscì addirittura nei preliminari. Da allora più nulla, solo un mare di polemiche e litigate. I numeri però sono dalla sua parte. Non fosse solo per il modo con cui si è sbarazzato del Psg, c'è anche la statistica che parla di 42 vittorie in 50 partite, meglio di due miti come Helenio Herrera e Pep Guardiola che rischia di trovarsi di fronte fra pochi giorni o nella finale di Berlino. Proprio il tecnico catalano guida il suo Bayern come fosse una corazzata, unendo la tecnica sopraffina (Robben, Ribery, Muller) ai muscoli e alla sostanza (Alcantara, Lahm, Schweinsteiger).

E' approdato alla semifinale dopo essere stato strapazzato a Oporto, ma ha maramaldeggiato all'Allianz Arena come solo le grandissime squadre sanno fare. Da quando allena (2008-2009) ha sempre centrato l'obiettivo semifinali Champions, vincendone due nella stagione d'esordio sia con i catalani che con i bavaresi. Un ruolino di marcia da fuoriclasse della panchina che può condividere sicuramente con Ancelotti arrivato alla settima semifinale di Champions, secondo solo a Mourinho ma insieme a un mostro sacro come sir Alex Ferguson. Tra l'altro, è uno dei pochi ad aver vinto il trofeo sia come giocatore, sia come allenatore (ben tre, compresa l'agognata 'decima' col Real un anno fa). Guarda caso, come Guardiola.

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