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Sanremo: Ruggeri, racconto i miei simili con 'pietas'

Dal 12/2 nuovo album, 'all'Ariston punto a classifica del tempo'

di Claudia Fascia ROMA

Nove partecipazioni al Festival di Sanremo che diventeranno dieci la prossima settimana, due vittorie, trentadue album - con quello che sta per uscire - all'attivo, quasi 40 anni di carriera. Numeri da capogiro, ma Enrico Ruggeri non si lascia intimorire. "Ahimè, sono dati impressionanti ma solo perché direttamente proporzionali all'età che avanza", scherza il cantautore che il 12 febbraio, mentre sarà impegnato sul palco dell'Ariston con il brano Il primo amore non si scorda mai in gara e 'A canzuncella degli Alunni del Sole come cover, dà alle stampe il suo nuovo lavoro: Un viaggio incredibile, doppio cd con nove inediti, con i successi del suo repertorio tra l'86 e il '91 e con quattro cover di David Bowie, un omaggio al Duca Bianco scomparso recentemente.
    "Questo nuovo disco è legato al precedente. In Pezzi di Vita del 2015 riproponevo i successi tra l'80 e l'85. Stavolta quelli tra l'86 e il '91, e non mancano Quello che le donne non dicono, Rien va plus, Ti avrò e Il portiere di notte. Magari farò anche '92-'97 chissà... per quanto riguarda gli inediti, invece, mi sembra di avere un occhio più interessato e affettuoso verso i miei simili, li descrivo con meno rabbia e invettiva e con più 'pietas'. Sono ondivago, in questo viaggio incredibile che è la vita". Nel disco anche Life on Mars?, The Jean Genie, All the Young Dudes, Diamond Dogs di David Bowie. "Come tutti, ho iniziato ragazzino a suonare con i suoi pezzi. Mi ha sempre affascinato la sua autonomia intellettuale oltre che quella artistica, il suo essere in grado di anticipare i tempi e il suo essere camaleontico, ma non per nascondersi, piuttosto per segnare la differenza con gli altri". Ruggeri non ha mai incontrato dal vivo il Duca Bianco ("ma l'ho visto in concerto"), mentre "credo di essere stato l'ultimo italiano a intervistare Lou Reed. Ed è stato come lo avevo immaginato: meravigliosamente scostante e alla fine dell'intervista sono stato l'unico cui ha stretto la mano".

Al Festival è un veterano ("Ansia? no, ho solo paura di distrarmi quando vedi gente strana seduta in prima fila. Il festival è funzionale ai progetti futuri, condensi in un mese quello che di solito si fa in cinque") e la sua canzone ha già ricevuto il plauso della critica al primo ascolto. "Rivendico il fatto di avere il pezzo più rock del festival. Vincere per la terza volta dopo Si può dare di più (nell''87 con Gianni Morandi e Umberto Tozzi) e Mistero (1993)? Non credo proprio, il televoto penalizzerà quelli come me rispetto ai giovani con una forte fan base. Al festival però ci sono tre classifiche: quella del sabato sera, quella delle vendite e quella del tempo. Io punto all'ultima", dice Ruggeri che tra una canzone e l'altra è riuscito anche ad emergere come apprezzato scrittore ed è impegnato nella stesura di un nuovo romanzo. "E' un giallo. Il protagonista è un commissario del Sud trapiantato a Milano. Un uomo normale che fa la spesa, prende il tram e il metrò. Mi piace raccontare storie, che siano in tv, alla radio, in una canzone o in un libro. Nei romanzi hai più libertà che nei brani musicali, però quando penso di finire sullo scaffale vicino a Cechov, un po' di soggezione mi viene. Ma il più critico tra i miei lettori sono io".
   

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