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Renzi ci crede, lascio solo se non mi fanno fare riforme

A Grillo, giù mani da Berlinguer;disordini a comizio 40 fermi

 Non un asso nella manica per gli ultimi fuochi di campagna elettorale ma la rivendicazione orgogliosa dei primi 80 giorni di governo. Matteo Renzi domani, prima di chiudere la sfida elettorale nelle piazze amiche di Prato e Firenze, elencherà con una conferenza stampa quanto fatto in 80 giorni per cominciare a "portare l'Italia fuori dalle sabbie mobili", toccando interessi e disturbando "manovratori". Ottimista sull'esito del voto, il premier assicura che lui andrà avanti, a prescindere dai risultati, pronto a lasciare solo se gli "impediscono di fare le riforme".

A Roma,(con una appendice caratterizzata da disordini con 40 fermi),dove domani sbarcherà Beppe Grillo per il gran finale a piazza S. Giovanni, Renzi dà la carica, da piazza del Popolo, per mobilitare l'elettorato dem per uno sprint porta a porta, "uno per uno", fino a domenica, per convincere indecisi e delusi. Per allargare i consensi, ("anche a destra, senza puzza sotto il naso"), il leader Pd non cambia slogan in quello che per lui "è un derby tra rabbia contro speranza, protesta contro proposta, vaffa contro idee". A parte un amuleto rosso, che oggi sfoggia durante la firma dell'accordo per la maxi-commessa da 2,1 miliardi Fincantieri-Msc, il premier confida solo nella sua determinazione a "cambiare l'Italia". Non cerca "alibi" il leader Pd: "Se non ce la faccio sarà solo colpa mia".

Nè crede nei mercati che pilotano i governi: "E' naturale che quando c'e' una prospettiva di sviluppo i mercati mandino sotto lo spread ma non credo ai burattinai dello spread", è la valutazione dopo l'oscillazione del differenziale degli ultimi giorni. Renzi non mette asticelle sul match elettorale. "Vinciamo noi e non lo dico per training autogeno", rassicura i suoi a piazza del Popolo. La soglia minima, dentro cui si misurerà il successo del Pd, sono le ultime elezioni: "sotto il 25% abbiamo nettamente perso", ammette il segretario Pd che sul palco non vuole big, neanche il sindaco di Roma Ignazio Marino, ma solo i candidati. E l'obiettivo è "essere il primo gruppo di centrosinistra nel Parlamento europeo" perchè solo così il Pd e il governo potranno incidere per "cambiare rotta" e trasformare l'Europa "da un insieme di regole, di austerity e di incubi" ad un'unione di popoli più vicina ai cittadini e ai loro problemi, dall'immigrazione all'economia reale.

Per questo il premier chiede un voto per il Pd che "e' un voto di pancia e di testa". Non di protesta e di sfascio come quello che per il capo dei dem chiede Beppe Grillo. Con il leader M5S è ormai battaglia aperta. Sui valori e sul pantheon ideale, in primis. "Non si mettano nella stessa frase - attacca Renzi- 'io sono oltre Hitler' e poi Enrico Berlinguer. Sciacquatevi la bocca, giù le mani da Berlinguer". Ma anche sulle ricette per rialzare l'Italia. "Quando Grillo annuncia il reddito di cittadinanza - ribatte il premier - fa bene perche' segna la profonda differenza tra noi e loro: noi non vogliamo dare a tutti un reddito di cittadinanza, noi vogliamo dare a tutti il lavoro perchè il lavoro è dignità, il lavoro e' passione".

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