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Sangue sulla Coppa Italia, dal tifo al dramma

Cinquanta giorni tra rabbia e polemiche

Redazione ANSA ROMA

La follia sparge sangue sulle bandiere del tifo, quel maledetto 3 maggio a Roma. E cinquanta giorni dopo il tifo italiano è cambiato per sempre. Il dramma di Ciro Esposito, morto al Policlinico Gemelli di Roma il 25 giugno, è cominciato in quello che doveva essere il giorno di festa del calcio italiano. Nei pressi dello stadio Olimpico poco prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina l'ultrà romanista Daniele De Santis - secondo gli inquirenti - ha fatto fuoco in direzione di tre tifosi del Napoli, tra cui Ciro. E' accaduto durante una rissa scoppiata dopo che De Santis, assieme ad altre tre persone ancora da identificare, aveva provocato alcuni tifosi napoletani a bordo di un bus, con lanci di oggetti e fumogeni. De Santis, che ora è agli arresti,  era stato a sua volta picchiato durante la rissa.  Ora per lui l'accusa è quella di omicidio volontario.

Già operato più volte - Esposito, 27 anni, era stato operato più volte nel corso della sua degenza, l'ultima il 19 giugno scorso, dopo aver subito pochi giorni prima una lobectomia superiore destra e, in precedenza, diversi altri interventi chirurgici dai quali non si era mai ripreso completamente per via di numerose complicanze dovute alla grave lesione traumatica subita. Gli altri due tifosi rimasti feriti più lievemente sono un uomo di 43 anni, colpito alla mano destra ed uno di 32 anni, colpito ad un braccio e ad una mano.

Ancora ombre sulla vicenda - Nei confronti dei tre tifosi partenopei rimasti feriti, compreso Esposito, i magistrati contestano il reato di rissa. Per questa vicenda nelle scorse settimane si è svolto un incidente probatorio per raccogliere la testimonianza di Raffaele Puzone, il supporter napoletano che ha confermato di aver visto De Santis fare fuoco. Nel corso della sua ricostruzione però il superteste è caduto in contraddizioni. L'ultrà romanista avrebbe fatto fuoco nel corso di una rissa scoppiata dopo che De Santis, assieme ad altre tre persone ancora da identificare. Per gli inquirenti l'uomo avrebbe agito in un commando di quattro persone, tuttora ricercate. L'esame dello stub su De Santis è risultato parzialmente negativo anche se compatibile con polvere da sparo.

Il profilo dell'arrestato - Daniele De Santis, 48 anni, è un ex ultrà giallorosso di estrema destra, titolare di un chiosco in viale Tor di Quinto, nei pressi del luogo in cui sono avvenuti gli scontri. L'uomo aveva un passato di militanza negli ambienti dell'estrema destra romana. In una foto si vede ritratto all'nterno della sua stanza con simboli fascisti e di estrema destra.

La caccia ai complici -  Gli investigatori sono ancora a caccia dei complici di De Santis. Per gli inquirenti potrebbero essere gli stessi autori degli striscioni esposti durante la gara Roma-Juventus, andata in scena allo stadio “Olimpico” domenica 11 maggio, che manifestavano solidarietà nei confronti dell'ex-ultrà romanista arrestato.

Le polemiche su una presunta trattativa con Genny 'A Carogna - La vicenda ha messo sotto choc il mondo del calcio, creando una bufera politica anche su una presunta trattativa all'interno delo stadio con gli ultras del Napoli, in particolare con il loro leader Gennaro Di Tommaso soprannominato 'Genny 'a Carogna', sull'inizio della partita. Il capo tifoso, seduto su una grata della curva Nord, riconoscibile per un vistoso tatuaggio su tutto il braccio destro, aveva parlato col capitano del Napoli Hamsik, scendendo sul campo di gioco; ed è stato ancora lui, con ampi gesti, prima a chiedere il ritorno della calma in curva da cui erano state lanciate alcune bombe carta, e poi a dare un cenno di assenso quando i funzionari delle forze dell'ordine sono andati sotto gli spalti per comunicare la decisione di giocare. Di Tommaso indossava anche una maglietta con la scritta 'Speziale libero', in riferimento al tifoso condannato a 8 anni di reclusione per l'omicidio preterintenzionale dell'ispettore capo Antonio Speziale. La partita era poi iniziata con 45 minuti di ritardo in un clima surreale. "Non c'e' stata alcuna trattativa con gli ultras del Napoli. Mai pensato di non far giocare la partita" aveva poi precisato il questore di Roma Massimo Mazza, spiegando che è stato solo accordato al capitano del Napoli di informare i tifosi, su richiesta di questi, sulle condizioni di salute del ferito".

L'ipotesi del Daspo a vita - Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha reagito alla vicenda spiegando che occorre isolare e sanzionare i violenti negli stadi. "A tal fine - dice il titolare del Viminale - è allo studio, e verrà proposta con l'inizio del prossimo campionato, l'introduzione del Daspo a vita per i teppisti".


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