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2 giugno: Da Anna Magnani a Lina Merlin alla 'dama bianca' di Coppi, le donne della Repubblica

Le racconta in 14 ritratti un volume di 'Controparola'. Il 2 giugno si festeggia il loro voto per il cruciale referendum

di Alessandra Chini

Cos'hanno in comune Anna Magnani e Lina Merlin? La 'dama bianca' di Fausto Coppi, Giulia Occhini, e Renata Viganò, l'autrice di ''L'Agnese va a morire'? Coraggio, intuito e coerenza. E forza. Quella forza senza clamore tipica delle grandi donne e che tanto cozza con la definizione etimologica di 'sesso debole'. Nessuna delle 'Donne della Repubblica' che esce dalle pagine del libro che porta questo titolo, nato dal lavoro del gruppo di 'Controparola' e da poco pubblicato dal 'Mulino' anche in vista del 2 giugno, può essere tacciata di debolezza. 

In quell'occasione (il voto al referendum tra Repubblica e Monarchia) per milioni di donne - si legge nel volume - "andare a votare era un'assoluta novità". "Che cosa voleva dire 'andare a votare'? Scegliere il sindaco, gli assessori e poi scegliere tra Monarchia e Repubblica? Ci si affacciava su un lato oscuro del loro mondo, un lato mai visto né percepito, dove anche la modalità di voto, i fogli, le urne, i seggi erano del tutto sconosciuti. Soprattutto per la maggior parte delle donne di campagna, spesso analfabete, dedite alla fatica dei campi e alla famiglia, donne che non sapevano neanche che differenza ci fosse tra una forma di Stato e l'altra. Sapevano però distinguere tra fascismo e antifascismo, e molte erano ancora per il duce. Una situazione ambigua e complessa, che altre donne si impegnavano a sbrigliare. A piedi e in bicicletta, ogni giorno battevano le campagne e insistevano sull'importanza del voto: parlavano di democrazia e diritti".

Alcune delle 14 donne raccontate nelle pagine di questo libro erano tra quelle 'educatrici al voto'. Tutte e 14, in ogni caso, hanno contribuito a loro modo a una rivoluzione culturale nel nostro Paese. Hanno combattuto per i diritti delle donne al divorzio, alla contraccezione, all'essere ragazze madri. E hanno vissuto, raccontato o interpretato storie di altre donne, esemplari per tutte.

Ecco, allora, Pina, la popolana di 'Roma Città aperta' falciata da una mitragliata tedesca mentre insegue il camion che sta portando via l'uomo di cui è innamorata e da cui aspetta un bambino. Il film di Rossellini interpretato dalla Magnani - racconta il libro - si ispira alla storia vera di Teresa Gullace, una casalinga di 37 anni incinta e già madre di cinque figli che, proprio come sarà poi per la Pina di Rossellini, stramazzerà al suolo colpita da una mitragliata tedesca, anche se in un contesto leggermente diverso da come lo racconterà poi il film. Anna Magnani, la Pina di Rossellini, "un'appassionata contestatrice di tutte le prepotenze e le ingiustizie", è tra le 14 donne ritratte nel libro. Si parte con Camilla Ravera, la "maestrina rossa che fondò il Pci", passando per Nilde Iotti Teresa Noce. E ancora Teresa Mattei, che suggerì l'idea della mimosa come simbolo della festa della donna e che lottò alla Camera per non essere considerata la "ragazzina di Montecitorio" e all'interno del suo partito, il Pci, dopo essere rimasta incinta di un uomo sposato. "Togliatti - racconta citata nel libro - voleva farmi abortire per timore dello scandalo, ma io quel bambino lo volevo". A Togliatti ebbe il coraggio di dire: "Le ragazze madri non sono rappresentate in Parlamento, dunque le rappresenterò io". 

Donne coraggiose, dunque, pronte a battersi per spezzare le gabbie, spesso create da uomini, delle loro famiglie, dei loro partiti, dei loro mondi. Come Elvira Leonardi, Biki, che, contro la volontà del padre, fonda una casa di moda per biancheria intima e diventa la stilista delle donne più belle e famose della sua epoca, come Maria Callas. O ancora come Fausta Cialente, scrittrice, troppo facilmente passata nel dimenticatoio, che racconta le storie di Daniela, Marianna, 'Natalia', il suo libro del 1929 nel quale racconta in modo non velato le tendenze omosessuali della protagonista guadagnandosi la censura fascista. 

C'è la 'dama bianca' di Fausto Coppi Giulia Occhini e Renata Viganò, con il suo 'L'Agnese va a morire': "Ho scritto quel libro - dice - come un romanzo, ma non ho inventato niente. E' la mia testimonianza di guerra. E' la ragione per cui la Resistenza rimane per me la cosa più importante nelle azioni della mia vita. L'ho vissuta prima di scriverla, e non sapevo di viverci dentro giorno per giorno".

Il libro si conclude con il ritratto di Tina Anselmi, la prima donna ministro della Repubblica italiana. E ricorda come il riconoscimento a questa grande donna sia arrivato via web con la candidatura al Quirinale seguita all'appello del settimanale 'Cuore' con la campagna per la cattolica 'Tina vagante'. "Tra i vari anniversari che ricorrono nel 2016 - si ricorda nel libro c'è anche il quarantesimo di quel giuramento davanti al presidente Giovanni Leone per il ministero del Lavoro, ed è per questo che la Consulta filatelica ha deciso di renderle omaggio con un francobollo. Il primo dedicato a una persona in vita".

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