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30 anni a Restivo anche in appello

Forse in aula spieghera' perche' non ha guardato mamma Elisa

Redazione ANSA

dell'inviata Patrizia Sessa

E' rimasto impassibile, in silenzio. Non un gesto, non una parola. Danilo Restivo nella cella dell'aula della Corte di Assise di Appello di Salerno ha ascoltato così la lettura della sentenza nei suo confronti: 30 anni di carcere, come in primo grado, per aver ucciso Elisa Claps. A "guardarlo", in quell'aula, c'era anche Elisa, attravero la foto stretta nelle mani di mamma Filomena che, alla lettura della sentenza, non è rimasta impassibile. Ha pianto. E in tanti hanno pianto quando il presidente della Corte di Assise di Appello, Federico Cassano, ha letto la conferma della condanna. Lui, Restivo, no. "Buon viaggio", gli hanno urlato i fratelli di Elisa, Gildo e Luciano. Restivo non li ha neanche guardati.

Si chiude così un altro importante pezzo della lunga storia di Elisa Claps, iniziata quel 12 settembre 1993 quando la sedicenne potentina incontrò Danilo e poi scomparve. L'hanno cercata per ben 17 anni, fino a quando i suoi resti furono trovati il 17 marzo 2010, nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza. Lì dove, la Corte di Assise di Appello lo ha confermato, Elisa fu uccisa da Danilo Restivo.

"Ho pietà, ho solo pietà di lui - ha detto la mamma di Elisa al termine dell'udienza - non lo perdono: il perdono bisogna conquistarselo e lui non ha fatto nulla. Se fosse stato un uomo avrebbe fatto altro, un primo passo. Ma lui è solo un serpente, un carnefice e la mia Elisa stasera non ha trovato pace, si sta rivoltando sotto terra". "Ora Restivo ha finito di fare del male, ora deve marcire in Inghilterra, dove è in carcere per l'omicidio di un'altra povera donna. Questo è l'ultimo viaggio che fa in Italia, non voglio rivederlo mai più", ha detto mamma Filomena con la sua solita forza e con toni decisi. Ha cercato per venti anni la verità sulla morte della sua Elisa: su chi l'ha uccisa e su chi ha aiutato Restivo, su chi sapeva e su chi non ha mai parlato.

"Abbiamo lottato come leoni per arrivare a questo giorno ma ora tocca agli altri - ha aggiunto Gildo Claps - a tutti coloro che hanno coperto Restivo". Una battaglia per la verità che il prossimo 6 maggio avrà la sua prima tappa con il processo alle due donne addette alla pulizie della Chiesa che videro il corpo di Elisa nel sottotetto prima del ritrovamento ufficiale e che non parlarono: sono accusate di false dichiarazioni al pm. "Giustizia è stata fatta, il corredo probatorio era granitico", ha commentato il legale dei Claps, Giuliana Scarpetta. Giustizia, invece, da scrivere ancora per i legali di Restivo, Alfredo Bargi e Marzia Scarpelli. "Prima leggeremo le motivazioni e poi è prevedibile il ricorso in Cassazione - ha spiegato la Scarpelli - dobbiamo capire perché la conferma della condanna, perché non è stata accettata la nostra richiesta di rinnovazione del dibattimento. Dobbiamo capire come i giudici hanno superato i dubbi che segnano questa storia e che per noi restano tutti".

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