La decisione prevista lunedì dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo sull'ergastolo ostativo, pone "il serio rischio di ritrovarci fuori dal carcere anche boss mafiosi e terroristi" e la possibilità di "una serie infinita di ricorsi da parte di questi detenuti". Lo afferma il ministro degli Esteri e capo del M5s Luigi Di Maio su Facebook sottolineando che "è doveroso aprire una seria riflessione, lo dobbiamo alle troppe vittime di mafia e terrorismo che hanno perso la vita senza nessuna colpa".
A giugno la Corte europea dei diritti dell'uomo ha sancito che l'ergastolo ostativo rappresenterebbe una violazione dei principi della dignità umana. Se lunedì il verdetto sul ricorso presentato dal governo confermasse questa posizione "ovviamente - argomenta Di Maio - si andrebbero a depotenziare gli strumenti giudiziari che oggi ci permettono di fronteggiare il fenomeno mafioso e terroristico. E non si tratta di un problema che interessa solo l'Italia, ma ne va della sicurezza di tutta l'Europa".
Di Maio sottolinea che "da sempre il MoVimento si batte contro la mafia e i mafiosi" e che "ancora oggi siamo davanti a un fenomeno che, nonostante l'ottimo lavoro di magistratura e forze dell'ordine, continua a rimanere vivo nel nostro Paese". "Uno degli strumenti a disposizione della giustizia italiana - conclude - è quello dell'ergastolo ostativo. Una delle tante intuizioni del magistrato Giovanni Falcone che ci ha permesso di contrastare con fermezza mafiosi e terroristi".
L'ergastolo "ostativo" stabilisce che i condannati all'ergastolo per reati di mafia e di terrorismo non possano accedere ai benefici penitenziari - e in particolare alla liberazione condizionale - se non abbiano offerto, insieme ad altre prove della loro rieducazione, anche la loro collaborazione con la giustizia. La pronuncia della Cedu riguardava la vicenda di Marcello Viola, condannato a fine anni '90 per omicidi plurimi, occultamento di cadavere, sequestro di persona, armi e in regime di 41 bis dal 2000. La Corte ha dunque superato le peculiarità del caso sottoposto alla sua attenzione per andare dritto alla disamina dell'istituto giuridico generale. Il Governo italiano ha quindi presentato richiesta di rinvio alla Grande Camera, che ora è sottoposta al vaglio di ammissibilità di un panel di cinque giudici.