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Attacco di Davigo ai politici. Csm: 'Alimenta i conflitti'

Presidente dell'Anm corregge il tiro in serata

Con un uno-due, costituito da una intervista al Corriere della Sera e da un successivo intervento pomeridiano, il neo presidente dell'Anm Piercamillo Davigo schiera la sua Associazione contro la politica in generale, e più in particolare contro il Pd e il governo. L'iniziativa ha suscitato alcune riserve tra gli stessi magistrati, una presa di distanza dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, mentre nel Pd è stata vissuta come una "provocazione" a cui non rispondere, una sintesi fatta anche da molti renziani che così' traducono il pensiero del leader del partito e premier Matteo Renzi che mentre era in visita a New York ha accolto le esternazioni del magistrato con molta irritazione, si racconta in ambienti Pd a Roma. E ciò mentre la presidente della Commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, ha messo in discussione il ruolo di Davigo come magistrato giudicante in Cassazione.

Ma in serata Davigo ha corretto il tiro: "Non ho mai pensato che tutti i politici rubino, mi riferivo alle mie inchieste e ai fatti di cui si è saputo". Nessuna volontà di generalizzare, dunque, ha puntualizzato l'ex Pm di mani pulite. Però oggi sul Corriere della Sera Davigo ha attaccato a testa bassa: "I politici non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto". Quanto al passato il presidente dell'Anm accomuna il governo Berlusconi a quelli di centrosinistra. E Renzi? "Fa le stesse cose. Aumenta le soglie di rilevanza penale. Aumenta la circolazione dei contanti". Per non parlare della legge sulla responsabilità civile dei magistrati. Già di prima mattina Luca Palamara, predecessore di Davigo alla guida dell'Anm, ha preso le distanze: "le generalizzazioni a me non piacciono", ha detto, e poi "non dobbiamo cadere nella trappola del conflitto" ma che ai magistrati non giova. Stesso ragionamento in Antonello Racanelli, procuratore aggiunto a Roma e leader di Magistratura indipendente, critico per i "toni eccessivi, parole esagerate, generalizzazioni superficiali e ingiuste". "Bisogna evitare di alzare la tensione tra politica e magistratura, che non fa bene a nessuno. Anziché offendersi a vicenda - suggerisce Racanelli- occorre rivendicare i mezzi per far funzionare meglio e con maggiore efficienza la giustizia". Anche Nicola Gratteri non ha condiviso le parole di Davigo: "penso che abbia sbagliato a generalizzare, bisogna sempre entrare nello specifico. Se si dice che 'sono tutti ladri', facciamo il gioco dei ladri".

In casa Pd la parola d'ordine è stata di non "cadere nella provocazione", quindi nei comunicati e sui social Davigo non è stato attaccato. Chi ha parlato con Renzi, in questi giorni a New York, riferisce che nell'entourage del premier si osserva che ogni volta che egli è all'estero parte un attacco. Il famoso editoriale di De Bortoli nel settembre 2014, arrivò quando Renzi era negli Usa. Comunque diversi esponenti della maggioranza, come Anna Rossomando, Andrea Romano, Anna Ascani e Dario Ginefra del Pd, Nino Marotta e Dorina Bianchi di Ap, hanno criticato le accuse generalizzate di Davigo. "Davigo - ha detto Davide Ermini, responsabile giustizia del Pd - cerca la rissa ma non la trovera'. I giudici parlino con sentenze noi rispettiamo il loro lavoro". "Davigo si e' costruito un ring dove tira cazzotti da solo. Perche', a chi giova?", si è chiesto Walter Verini. Sono invece saltati sul carro di Davigo le opposizioni.

M5s, in un comunicato ne ha preso le difese; Alfredo D'Attorre di SI, ha attaccato gli ex compagni del Pd; Matteo Salvini ha annunciato che incontrerà Davigo. Ma ecco che nel pomeriggio Davigo ha parlato a Pisa e, commentando l'affermazione di Ermini ("magistrati parlino con le sentenze") ha nuovamente attaccato: "Dire che i magistrati devono parlare solo con le loro sentenze equivale a dire che devono stare zitti". "Per un paio di decenni l'attivita' di questo Paese non e' stata quella di contrastare la Corruzione ma le indagini processuali su di essa". A questo punto il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, è intervenuto. "Le dichiarazioni di Davigo rischiano di alimentare un conflitto di cui la magistratura e il Paese non hanno alcun bisogno" anche perché con "il dialogo e il confronto" si stanno ottenendo "riforme, personale e mezzi per vincere la battaglia di una giustizia efficiente e rigorosa".

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