"Spero che il Giubileo straordinario faccia emergere sempre di più il volto di una Chiesa che riscopre le viscere materne della misericordia e che va incontro ai tanti 'feriti' bisognosi di ascolto, comprensione, perdono e amore". Sono le parole di Papa Francesco contenute nel libro intervista "Il nome di Dio è Misericordia" scritto dal vaticanista della Stampa Andrea Tornielli, in libreria da martedì 12 gennaio, in cui Bergoglio evidenzia la differenza tra il peccatore e il corrotto, che "non si pente e finge di essere cristiano". I quotidiani Avvenire, Corriere della Sera, Repubblica e Stampa pubblicano oggi quattro stralci del libro, in uscita in 86 Paesi.
"La Chiesa condanna il peccato perché deve dire la verità: questo è un peccato. Ma allo stesso tempo abbraccia il peccatore che si riconosce tale, lo avvicina, gli parla della misericordia infinita di Dio", dice Francesco. "Dobbiamo tornare al Vangelo.
Là troviamo che non si parla solo di accoglienza e di perdono, ma si parla di 'festa' per il figlio che ritorna".
Per Bergoglio anche il Papa è peccatore. "Il Papa è un uomo che ha bisogno della misericordia di Dio. L'ho detto sinceramente, anche di fronte ai carcerati di Palmasola, in Bolivia. A loro ho ricordato che anche san Pietro e san Paolo erano stati carcerati", racconta. "Ho un rapporto speciale con coloro che vivono in prigione, privati della loro libertà. Sono stato sempre molto attaccato a loro, proprio per questa coscienza del mio essere peccatore. Ogni volta che varco la porta di un carcere per una celebrazione o per una visita, mi viene sempre questo pensiero: perché loro e non io? Io dovrei essere qui, meriterei di essere qui. Le loro cadute avrebbero potuto essere le mie, non mi sento migliore di chi ho di fronte".
"Posso leggere la mia vita attraverso il capitolo 16 del Libro del profeta Ezechiele. Leggo quelle pagine e dico: ma tutto questo sembra scritto per me! Il profeta parla della vergogna, e la vergogna è una grazia: quando uno sente la misericordia di Dio, ha una grande vergogna di se stesso, del proprio peccato", prosegue il Papa. "Quel testo di Ezechiele insegna a vergognarti, fa sì che tu ti possa vergognare: con tutta la tua storia di miseria e di peccato, Dio ti rimane fedele e ti innalza. Io sento questo".
Francesco rimarca però la differenza tra peccatori e corrotti: "La corruzione è il peccato che invece di essere riconosciuto come tale e di renderci umili, viene elevato a sistema, diventa un abito mentale, un modo di vivere. Non ci sentiamo più bisognosi di perdono e di misericordia, ma giustifichiamo noi stessi e i nostri comportamenti. Il peccatore pentito, che poi cade e ricade nel peccato a motivo della sua debolezza, trova nuovamente perdono, se si riconosce bisognoso di misericordia. Il corrotto, invece - sottolinea - è colui che pecca e non si pente, colui che pecca e finge di essere cristiano, e con la sua doppia vita dà scandalo.