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Allarme Libia, Sirte nuova Raqqa alle porte dell'Ue

Nyt e Wsj, lì potrebbero riparare al-Baghdadi e i capi dell'Isis

 (di Ugo Caltagirone)

Sirte è la nuova Raqqa. E' uno degli incubi dei servizi di intelligence occidentali, che temono come la città nel nordest della Libia possa diventare la nuova capitale dello Stato islamico, base privilegiata da cui il 'Califfo' Abu Bakr al-Baghdadi e la sua cerchia più stretta potranno continuare a seminare terrore, a due passi dall'Europa. Anche se dovessero essere cacciati via dalla Siria e dall'Iraq. A lanciare l'allarme due reportage pubblicati su New York Times e Wall Street Journal, che da Misurata danno un quadro molto preoccupante della situazione. Con la Libia divenuta oramai il primo Stato al di fuori di Iraq e Siria dove l'Isis governa davvero. Ha il controllo di una vasta area nell'est del Paese: quella di Sirte appunto, città natale di Gheddafi e roccaforte dell'ex rais. Una regione che gli uomini dello Stato islamico non solo hanno in pugno grazie alla a presenza di oltre 5.000 combattenti (fino a pochi mesi fa si parlava di alcune centinaia), ma che amministrano attraverso l'azione di 'emiri' che impongono le brutali regole del Califfato (dal divieto di fumare o ascoltare la musica all'obbligo del velo integrale per le donne) e gestiscono le risorse. Queste ultime provenienti soprattutto dal petrolio, di cui il Paese nordafricano è ricco. Ma anche dal traffico di profughi. Al momento i jihadisti controllerebbero oltre 250 chilometri di costa libica, dalla città di Abugrein a ovest di Sirte (non lontano da Misurata) a quella di Nawfaliya a est. Ma le milizie dell'Isis punterebbero ora ancora più ad est, dove - spiegano fonti locali - la città di Ajdabiya rappresenta il nuovo obiettivo. La sua conquista infatti darebbe all'Isis il controllo di un punto strategico, vitale per il controllo dei campi e dei terminali petroliferi a sud della città. Insomma, l'uccisione in un raid aereo degli Usa di Abu Nabil al-Anbari, inviato di al-Baghdadi in Libia, non sembrerebbe aver intaccato le capacità del gruppo nel Paese nordafricano, che approfitta sempre più delle divisioni che ancora oggi impediscono in Libia la costituzione di un governo di unità nazionale. Anzi, secondo fonti di intelligence occidentali - scrive il Nyt - uno dei rischi maggiori è che il gruppo dirigente dell'Isis, dal Califfo in giù, per sfuggire all'offensiva sempre più serrata dei raid aerei su Raqqa e sulle altre roccaforti in Siria e in Iraq stia preparando un "piano di emergenza". Una ritirata proprio verso Sirte, che potrebbe diventare il nuovo fulcro dello Stato islamico. "Dalla Siria e dall'Iraq è in corso un grande esodo della leadership dell'Isis che si sta stabilendo in Libia", spiega a conferma di questi timori Omar Adam, a capo di una delle principali milizie di Misurata. "Sirte non sarà meno di Raqqa", è intanto il mantra ripetuto incessantemente dai leader jihadisti libici che in queste settimane - secondo fonti militari del Paese - starebbero accogliendo in città un vero e proprio fiume di reclute straniere insieme alle loro famiglie. Del resto proprio la Libia - spigano fonti di intelligence - viene sempre più indicata negli ultimi tempi come la meta da preferire a Siria e Iraq. Un invito martellante da parte dei massimi responsabili dello Stato islamico e dei suoi reclutatori in tutto il mondo occidentale e arabo. Il quadro è dunque allarmante. Il presidente americano, Barack Obama, ha di recente sottolineato come una delle svolte necessarie nella lotta all'Isis da parte della coalizione internazionale sia proprio quella di agire con determinazione anche al di fuori di Siria e Iraq, a partire dalla Libia. E fonti di intelligence occidentali spiegano come sia gli Usa che il Regno Unito abbiano inviato nel Paese nordafricano commando col compito di raccogliere più informazioni possibili sugli sviluppi della situazione nell'area di Sirte. Ma sempre più forte si leva negli Usa e in altri Paesi europei l'appello di osservatori e strateghi militari perché si colmi quello che è un vero e proprio vuoto sul fronte delle opzioni di lungo termine per contenere il radicamento dell'Isis alle porte dell'Europa.(ANSA).


   

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