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Renzi a Ue: 'Quali tasse ridurre lo decidiamo noi'

'Quali tasse ridurre lo decidiamo noi, non un euroburocrate a Bruxelles', ha detto il premier

Era forse l'incontro più delicato della sua missione newyorchese: quello con la comunità finanziaria di Wall Street. E Matteo Renzi ne esce "molto, molto soddisfatto": "C'è un clima di ritrovata fiducia nei confronti dell'Italia. Li abbiamo sorpresi". L'appuntamento era nella sede del più grande fondo di investimento al mondo, Blackrock, nel cuore di Manhattan, e il premier ci arriva di primo mattino. A porgli domande e ad ascoltarlo un parterre di tutto rispetto: dal padrone di casa Larry Fink, numero uno di Blackrock, al re degli hedge fund John Paulson; dal presidente e Ceo di Aig, Peter Hancock, all'amministratore delegato di Pepsi Co. Indra Nooyi; passando per il numero uno di Bank of America, Brian Moynihan, e per Greg Fleming di Morgan Stanley.

E' a margine dei lavori dell'Assemblea generale dell'Onu che Matteo Renzi fa un bilancio della riunione. "Un anno fa ero venuto qui con la lista delle cose da fare. Ora il 90% di quelle cose le abbiamo fatte o le stiamo completando": dunque, sottolinea il presidente del Consiglio, c'è apprezzamento per quelle promesse che non sono cadute nel vuoto come in passato, ma sono state mantenute. "Prima - evidenzia Renzi - chiedevano all'Italia le riforme. Oggi che la direzione di marcia è molto più chiara, e per alcuni in maniera sorprendente, il nostro Paese è considerato molto più solido e stabile. E le domande degli investitori non sono più tanto legate ai nostri problemi, ma piuttosto alla linea politica dell'Europa. Vogliono sapere qual è".

L'Europa. Per Renzi è "la sua mancanza di visione" il vero problema, non l'Italia. Lo spiega anche nella sua apparizione alla Global Clinton Initiative, ospite dell'ex presidente americano Bill Clinton a cui il giornalista della Cnn che modera la discussione lo accosta: "Un paragone improponibile", si schernisce il premier, che invece insiste nell'assicurare come l'Italia sia oramai "pronta ad accogliere investimenti dall'estero, aperta. Il problema è che la Ue non ha una linea coerente. La vera domanda è: dov'è la strategia europea? Dov'è la coerenza di molti dei suoi leader?". Un affondo che diventa scontro quando, parlando con i giornalisti nel Rose Garden del Palazzo di Vetro, commenta l'ennesimo pressing di Bruxelles per non togliere la tassa sulla prima casa: "Quali tasse ridurre lo decidiamo noi, non un euroburocrate a Bruxelles". "Ognuno deve fare il suo mestiere - rincara - e la Ue pensi a farlo sulle materie che le competono, vedi la crisi dei migranti". Poi una stoccata ai suoi oppositori in Italia, quelli che ostacolano le riforme sulle quali Renzi dice di aver raccolto il più ampio consenso qui negli Usa. "L'ostruzionismo non ci fermerà", è il suo messaggio, tanto meno al Senato, dove il premier nega l'esistenza di una impasse".

"Se uno presenta 80 milioni di emendamenti in una modalità tecnica non conforme al regolamento ma di che stiamo parlando? Qualsiasi italiano a casa capisce che il problema non si pone nemmeno, ed è solo un tentativo di non far approvare la riforma", taglia corto Renzi. Che non si stanca di ripetere come "l'Italia che ha voglia di futuro è molto più forte di chi sa dire solo no". Intanto, dopo aver incontrato il leader iraniano Hassan Rohani, che sarà in Italia il mese prossimo, Renzi incontra al Palazzo di Vetro anche il presidente egiziano al-Sisi per discutere di Libia, Mediterraneo, Medio Oriente e migranti. Domani il suo intervento all'Assemblea generale dell'Onu, non prima di aver partecipato a un incontro sulla Somalia e ad un summit sul peacekeeping organizzato dal presidente Usa Barack Obama.

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