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Grillo: 'Eni ha dato vita a sistema corruttivo'

Leader M5s all'assemblea degli azionisti

Definisce l'ex ad dell'Eni, Paolo Scaroni, un "pregiudicato" e dell'attuale guida del 'cane a sei zampe', Claudio Descalzi dice di pensarne "tutto il male possibile". Beppe Grillo arriva all'Eni per denunciare la svendita del patrimonio pubblico, il pervasivo "sistema corruttivo" e l'esigenza dell'introduzione di un codice di onorabilità per gli amministratori, ed è subito show. "Queste persone non dovrebbero avere cariche pubbliche. Si sono divisi miliardi di tangenti con sovvenzioni di governi di destra e sinistra" denuncia il leader del M5s che questa volta si è fatto dare la delega da un amico possessore di due azioni Eni per intervenire all'assemblea del colosso petrolifero. "Abbiamo un sospetto, o per meglio dire una certezza: che dietro ad una gestione così scellerata di un'azienda pubblica strategica ci sia la volontà di svincolare Eni da qualsiasi controllo pubblico e di gettarla in pasto ai privati" esordisce Grillo. La stessa cosa, sottolinea, avvenuta con le altre aziende pubbliche, gestori di servizi che in cambio hanno dato solo "servizi più scadenti, licenziamenti e aumenti di tariffe". C'è un "attacco violento alla proprietà pubblica nei settori primari: acqua, energia, sanità, istruzione, trasporto pubblico" urla Beppe Grillo in una sala che lo guarda attonita. Il suo, sostiene, è un grido d'allarme: se l'Italia perde servizi, prodotti, ricchezza e occupazione ora "è il momento di Eni, e io sono venuto qui per fare sapere a tutti, a cominciare dai piccoli azionisti, che cosa è diventata e che fine farà l'azienda di Enrico Mattei".

Perché il cane a sei zampe "si comporta già da anni come un'azienda privata" dunque "presto verrà definitivamente svenduta, probabilmente a investitori esteri, come è già stato fatto per altri gioielli italiani". E per farlo, continua, anche l'Eni è stata "spolpata" e ridotta "cadavere" dopo aver lasciato in eredità un "sistema corruttivo di portata internazionale" che "depreda" i paesi africani e che ormai è "sotto gli occhi di tutti, anche dei magistrati". E se "Eni è accusata sia per le tangenti versate in Algeria e in Nigeria", il suo sistema di corruzione, dice, si "alimenta attraverso la connivenza di gran parte dei quadri aziendali". A cominciare dagli ultimi amministratori di Eni e delle controllate, "tutti nomi di navigata esperienza politica, spesso conosciuti alle procure" e con un governo che "finge di non sapere ciò che avviene sotto i suoi occhi". Tra loro anche il nuovo ad di Eni, "nominato da Renzi": coinvolto, sostiene Grillo, sia nella inchiesta sui fatti in Kazakistan che in quella sui fatti in Nigeria. "Non è vero" replica la presidente Emma Marcegaglia, protagonista di un siparietto con l'ex comico ligure che bacchetta per essere intervenuto quando ancora non era il suo turno. Poi, quando gli danno la parola lo interrompe di nuovo: "Stia attento a quello che dice, sarà verbalizzato, usi un linguaggio consono". Pronta la replica di Grillo: "non ho neppure detto una parolaccia!". Ma anche Descalzi gli risponde. "Non siamo predatori. Al contrario. Investiamo decine di milioni di dollari all'anno anche in progetti di educazione, trasferimento del know how e sanità" replica, quando Grillo aveva però già lasciato l'assemblea. E sempre a Grillo, che aveva denunciato "stipendi da nababbi, stock options, stock grant e liquidazioni a sette cifre" per dirigenti che hanno fatto "crollare il valore delle azioni Eni" lasciando "i piccoli azionisti cornuti e mazziati", fa sapere secco: "non abbiamo piani di stock option per il top management".

 

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