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Pd: Civati vede ex M5s del Senato per gruppo. Si punta a nuovo soggetto sinistra

Attenzione a Landini. Regionali primo banco di prova

Le regionali come banco di prova. Il Senato come primo fronte della battaglia. Dopo l'addio al Pd di Pippo Civati, si mobilita quel mondo che, da Sel agli ex M5S, vede concretizzarsi la possibilità di costruire un nuovo soggetto di sinistra. Ma dal Pd non si registrano altre emorragie. "Per ora Civati fa il pioniere", sostiene un senatore: i civatiani resteranno al fianco dei bersaniani, per condurre dall'interno le battaglie sui singoli provvedimenti, consapevoli di poter essere determinanti con i loro 22 voti.

I renziani, però, ostentano tranquillità e lavorano per blindare i numeri. E raccolgono la sfida in Liguria, dove con il civatiano Luca Pastorino la sinistra conta di dare del filo da torcere alla candidata Pd Raffaella Paita. Matteo Renzi si spenderà molto in queste ultime settimane di campagna elettorale, così come ha chiesto di fare a tutti i dirigenti e parlamentari dem. E domani sera, dopo aver fatto tappa ad Aosta, sarà a Genova. In quella Regione infatti si gioca un passaggio significativo, una sfida importante all'interno dell'elettorato tradizionale della sinistra. A quell'elettorato i renziani parlano quando, con il ministro Maria Elena Boschi, rilanciano il tema del conflitto d'interessi o quando aprono un dialogo sul tema della scuola.

Ma sono di sinistra, sottolineano, le riforme approvate finora dal governo. Perciò rispediscono con nettezza al mittente l'accusa di aver 'tradito' quegli elettori: il fatto che diversi esponenti civatiani sul territorio affermino di non voler seguire l'ex candidato alle primarie fuori dal Pd, affermano, è il segno del fatto che non è in corso alcuna scissione o emorragia di voti. Una scissione continuano a negarla gli esponenti di Area riformista vicini a Roberto Speranza, che domani a Cosenza segneranno la loro posizione nel Pd con un'iniziativa - la prima di tante, affermano - sul reddito minimo. Da lì, dai temi economico-sociali, torneranno a marcare le loro posizioni nel Pd dopo la battaglia sulla legge elettorale.

Puntando a mobilitare i militanti (sul reddito minimo hanno il sostegno di 70 sindaci). Da lì si preparano a sfidare Renzi quando ci sarà il prossimo congresso che, afferma Alfredo D'Attorre, sarà prima del 2017, perché "ormai è chiaro che si voterà prima del 2018". Intanto il bersaniano Miguel Gotor avverte che è un "errore politico sottovalutare l'uscita dal Pd di Civati, che alle primarie aveva raccolto 400 mila voti, anche perché molti elettori lo avevano già preceduto in questi mesi". "Mai rassegnarsi, né soli né in compagnia, meglio ribellarsi, da soli o in compagnia. Poi ci si ritrova", scrive sibillino Fabrizio Barca su Twitter.

Mentre Civati invita ad aspettare il risultato ligure prima di tirare le conclusioni ("Ci saranno sorprese"). Il deputato, con il quale Sel vorrebbe dialogare per la costruzione di un nuovo soggetto a sinistra, guarda apertamente al progetto di coalizione sociale di Maurizio Landini, che ha sentito ieri, e in giornata incontra gli ex M5S al Senato: molti dei 14 ex grillini iscritti al Misto dichiarano di avere "punti di convergenza con Civati" e sarebbero pronti a formare un nuovo gruppo al Senato e alla camera, che sperano possa nel tempo allargare le sue fila. In mattinata Renzi incontra il capogruppo Luigi Zanda per fare un punto sul Senato, dove la parola d'ordine è compattare il Pd. Ma già un gruppo di senatori di centrodestra "responsabili" si dice pronto a puntellare la maggioranza per tenere in piedi la legislatura e Civati guarda con sospetto ai 'verdiniani': "Sono gettonatissimi per sostituire" i dissidenti.

Alla Camera, intanto, Renzi ha convocato per mercoledì l'assemblea per sostituire il capogruppo dimissionario Roberto Speranza. E avrebbe già incaricato qualche renziano di sondare i colleghi sul nome di Ettore Rosato, per capire se ci possono essere sorprese nel voto, che si svolgerà a scrutinio segreto.

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