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29 giugno, 20:20 Primopiano

Strage peggiore di Lampedusa 2013 e Natale 1996

Il naufragio di oggi a 60 miglia a nord della Libia, in cui si ipotizza abbiano perso la vita 700 migranti, sarebbe la strage più grave dal dopoguerra che si e' verificata nel canale di Sicilia

© ANSA
Due membri della comunita' Tamil di Palermo leggono l' elenco dei nomi di alcune centinaia di loro  connazionali morti in seguito al naufragio, avvenuto a Natale 1996 © ANSA

 Il naufragio a 60 miglia a nord della Libia, in cui si ipotizza abbiano perso la vita 700 migranti, sarebbe così la strage più grave dal dopoguerra che si e' verificata nel canale di Sicilia, peggiore anche della strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, che fece 366 morti e 20 dispersi.

Prima di quest'ultima, sono state molte le tragedia accertate - perché molte nel Canale di Sicilia hanno avuto un bilancio di vittime rimasto imprecisato - a cominciare dalla cosiddetta strage della notte di Natale del 1996: in un tragico tentativo di sbarco al largo di Capo Passero, persero la vita 283 clandestini tra pakistani indiani e cingalesi Tamil.

Erano stipati su un mercantile che trasportava circa 450 immigrati. Il cargo si fermo' tra Malta e la Sicilia, in attesa dell'arrivo di un'imbarcazione più piccola sulla quale trasbordare i migranti che dovevano raggiungere le coste siracusane. Un sistema adoperato dal racket dei clandestini per ridurre al minimo i rischi e massimizzare i profitti. Ma le cattive condizioni del mare provocarono un incidente: durante l'operazione la nave ''madre'' sperono' la carretta che in pochi istanti si inabisso' con il suo carico umano. Per molto tempo la tragedia rimase avvolta nel mistero, anche perche' i cadaveri degli immigrati rimasero imprigionati dentro il barcone. Solo alcuni anni dopo le telecamere piazzate su un mini sommergibile, e l'inchiesta di un inviato del quotidiano 'La Repubblica', consentirono di localizzare il relitto e far luce sulla strage. Strage per la quale sono stati condannati a 30 anni di reclusione l'armatore pachistano Ahmed Sheik Turab, che organizzò il viaggio e il libanese El Hallal Youssef, comandante della nave madre.

Bilancio pesantissimo anche per un altro naufragio avvenuto il 6 aprile di 2011: nella notte un barcone con 300 profughi a bordo provenienti dall'Africa sub-sahariana e partiti dalle coste libiche, si ribaltò nelle acque maltesi, a 39 miglia dalla costa di Lampedusa: se ne salvarono solo 51. I migranti, dopo aver visto il mare gonfiarsi, con un telefono satellitare erano riusciti a chiamare le autorità di Malta, che girarono la segnalazione ai colleghi italiani: ma quando i mezzi di soccorso tentarono di "agganciare" la carretta senza più governo, e che già imbarcava acqua, lanciando una cima, l'imbarcazione si rovescio'. E così si compì la tragedia. Ed è di pochi giorni fa, il 14 aprile, un naufragio al largo della Libia di un'imbarcazione di migranti sbarcati al porto di Reggio Calabria dalla nave "Orione" della Marina Militare: i primi dati di una ong parlavano di 400 morti sulla base delle testimonianza raccolte tra i superstiti. Testimoniante poi vagliate anche dalla procura di Reggio, anche per accertarne la veridicità. Nelle ore successive la stima delle vittime è scesa, pur rimanendo pesantissima, a 300 morti.  

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