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Medico italiano scomparso in Libia, si teme rapimento

Farnesina, irreperibile da 6 gennaio. Procura Roma indaga su sequestro

Un italiano è scomparso da oltre due settimane nel caos libico e ormai si teme possa essere stato rapito da terroristi islamici. Si tratta di Ignazio Scaravilli, un medico catanese settantenne, scomparso dal 6 gennaio. A segnalare la scomparsa sono stati suoi colleghi ma non ci sono testimoni diretti di un rapimento o incidente. Per la Farnesina, che come ha sottolineato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni segue il caso con il "il riserbo che è consueto in queste situazioni'', Scaravillii per ora è solo "irreperibile". La Procura di Roma però ha aperto un'inchiesta per sequestro di persona con finalità di terrorismo lasciando temere un nuovo rapimento.

L'anziano professionista, che ha uno studio a Paternò, nel catanese, e una residenza a Padova, sul proprio sito si presenta come chirurgo ortopedico specializzato in interventi su mano e piede. Era partito prima di Natale con altri tre o quattro colleghi siciliani per operare all'ospedale di Dar Al Wafa di Tripoli, città dove è consulente per due cliniche. Il giorno della Befana però è sparito in una Libia precipitata nel caos fin dalla caduta del rais Muammar Gheddafi nel 2011 e guidata da due governi con tanto di parlamenti che si contendono potere e pozzi petroliferi: uno a Tripoli, è sostenuto da potenti milizie islamiste mentre l'altro è riconosciuto dalla comunità internazionale a Tobruk disponendo di un esercito che tiene malamente a freno.

Uno scenario in cui si stanno inserendo formazioni terroristiche come al-Qaida e l'Isis. Lo Stato islamico in particolare sta creando un califfato a Derna ma è attivo anche a Tripoli e Bengasi. L'Onu, col sostegno dell'Italia, dopo una falsa partenza nel settembre scorso, sta cercando di portare ad un tavolo di negoziati almeno i due principali contendenti di Tobruk e Tripoli in un tentativo che l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Federica Mogherini, ha definito "l'ultima chance". Il round di "dialogo politico" avviato il 13-15 gennaio a Ginevra ha visto la partecipazione solo di rappresentanti "indiretti" e ora il "congresso" (Gnc) di Tripoli, il parlamento decaduto e senza riconoscimento internazionale, ha annunciato che non manderà delegati nella città svizzera. Già domenica scorsa aveva fatto capire di non voler partecipare ponendo la condizione che il negoziato si svolga in una sperduta oasi del deserto libico.

Nelle ultime ore il Gnc ha poi trovato una scusa apparentemente più fondata: uomini di Khalid Haftar, l'ex-generale rientrato nei ranghi dell'esercito libico fedele a Tobruk con una libertà di movimento considerata però problematica da molti analisti, secondo una ricostruzione confermata anche dal New York Times hanno preso possesso a Bengasi di una delle tre filiali della Banca centrale libica. La perdita di una parte dello scrigno dei proventi petroliferi e ultima istituzione super partes in Libia su cui tanto confida la comunità internazionale per un ripartenza del paese ha spinto Tripoli a dire no a Ginevra.

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