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Governo apre a toghe su responsabilità, scontro con FI

Scontro su emendamenti, Buemi: non so se resto relatore

 E' di nuovo scontro sulla responsabilità civile dei magistrati. Con tanto di protesta dei giudici onorari davanti a Montecitorio. A non molto dall'approdo in Aula del ddl della commissione Giustizia del Senato il Governo presenta tre emendamenti che stravolgono il testo, rinviando, di fatto, all'articolato approvato dal Consiglio dei ministri in agosto. Una scelta che, oltre ad alimentare perplessità nella maggioranza, scatena l'ira di Forza Italia. I senatori azzurri promettono battaglia, convinti che il testo del Governo sia un passo indietro rispetto alla legge Vassalli. Ma il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, avverte: resteremo fermi sulla nostra linea. Delle modifiche proposte dal Governo in commissione a dividere è soprattutto la sostituzione del comma 2 dell'art. 2 della Vassalli.

Il Governo propone che, fermo restando i casi di colpa grave per violazione manifesta della legge e del diritto Ue o per travisamento della prova e "salvi i casi di dolo", non può dare luogo a responsabilità (che resta sempre indiretta) l'interpretazione di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove. Una dicitura che annulla, di fatto, la responsabilità - prevista nel testo del relatore Buemi - nel caso in cui i magistrati si discostino dalle sentenze delle Sezioni Unite della Cassazione senza adeguata motivazione. In commissione è scontro. Enrico Buemi (Psi) dà sfogo a tutte le sue "perplessità" evocando le sue dimissioni da relatore, l'alfaniano Giovanardi ammette che ora "si dovrà aprire una riflessione" mentre i senatori azzurri scendono in trincea, e già preannunciano subemendamenti, il cui termine scade giovedì 30 ottobre, con il presidente della Commissione Francesco Nitto Palma che giudica il testo "una retrocessione dalla legge Vassalli" mentre Lucio Malan accusa l'esecutivo di "stravolgere, ancora una volta", l'operato del Parlamento. E il tema, quasi certamente, sarà toccato nella riunione dei senatori FI prevista per domani con Silvio Berlusconi, che, pur mantenendo un atteggiamento attendista, potrebbe anche inserire il dossier in un eventuale, prossimo incontro con Matteo Renzi. Ma lo scontro di oggi rischia di rallentare l'iter del ddl, con una procedura d'infrazione Ue in itinere e il rischio di sanzioni, come sottolineato dallo stesso Orlando, che prova una mediazione dicendosi aperto a subemendamenti che migliorino il ddl, restando convinto che nel testo del Governo "c'è un equilibrio che migliora l'attuale normativa".

Il ministro, sul dl civile che domani approderà sempre in Senato, ammette che la fiducia è "una possibilità" dicendosi poi "sorpreso" dalla protesta inscenata dai giudici onorari oggi davanti a Montecitorio, contro una riforma giudicata "punitiva". La tensione, insomma, resta alta, e i numeri al Senato non promettono sonni tranquilli. Diverso il discorso alla Camera, dove la maggioranza oggi, nell' ambito della legge comunitaria, ha respinto con 365 no (125 i sì, 3 astenuti) il blitz di Lega e FI, che avevano proposto e ottenuto il voto segreto sull'emendamento Pini per l'introduzione della responsabilità diretta delle toghe. L'emendamento era stato approvato a sorpresa a giugno alla Camera, e bocciato, con un contro-emendamento, dal Governo in Commissione al Senato. Il Carroccio aveva cercato di riproporlo in Aula, ma il Governo, ponendo la fiducia sul suo emendamento, aveva respinto la nuova 'imboscata'.

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