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Sindacati divisi sull'articolo 18

Camusso: "battaglia lunga, si può vincere. Renzi ascolta industriali"

Riunione fiume, ma per ora nessuna intesa, tra i vertici di Cgil, Cisl e Uil per cercare una posizione comune sul lavoro e l'articolo 18. Sale l'attesa per la Direzione del Pd che segnerà stasera la resa dei conti. Renzi ha incontrato i vicesegretari Guerini e Serracchiani, poi è salito al Quirinale, ufficialmente per riferire a Napolitano del viaggio negli Usa e discutere dei lavori parlamentari. Il presidente Orfini avverte che servono 'robuste correzioni' al Jobs Act e non giura sul sì dei 'Giovani turchi'. La minoranza si è riunita e promette battaglia. Critico Bersani: 'Da Renzi ragionamenti stravaganti'.

Cuperlo non vuole sentir parlare di scissione, ma ribadisce che sull'art.18 'non basta dire che si confermerà la reintegra per i licenziamenti discriminatori'. Poletti ribatte, su questo punto 'Renzi è stato chiaro'. Prima del vertice dei sindacati, Camusso è tornata ad attaccare Renzi: 'Ha detto una cosa mai detta prima: il punto è la garanzia alle imprese della libertà di licenziare. Non mi pare che ci sia l'intenzione seria di ridurre il precariato'.

Camusso: 'Da Renzi cose mai dette su art.18'
Il premier Matteo Renzi "ha detto ieri sera una cosa che non era mai stata detta in questo Paese: il punto è la garanzia alle imprese della libertà di licenziare". La leader della Cgil, Susanna Camusso, lo ha detto arrivando all'incontro con i vertici di Cisl e Uil per tentare di definire una posizione comune. "Questo - ha continuato - mi sembra il punto su cui bisogna concentrarci".
"Si può fare propaganda o fare un ragionamento serio ma - dice ancora Susanna Camusso - non mi pare che ci sia né nella legge delega né nelle parole del presidente del Consiglio l'intenzione seria di ridurre il precariato". E' la risposta della Cgil all'ipotesi di una sorta di scambio tra l'art.18 e l'eliminazione delle forme contrattuali che i sindacati ritengono una fonte di precarietà: il premier, ribatte Camusso, "non sa neanche che i co.co.co non esistono più, esistono altre forme di contratto come i voucher, i contratti a progetto, le associazioni in partecipazione". La leader della Cgil risponde anche alla stoccata del premier che ieri ha ricordato che l'art.18 non si applica ai dipendenti delle organizzazioni sindacali: è così "come per tutti i partiti, la Chiesa, tutte le organizzazioni di tendenza" ma, aggiunge Camusso, "siamo pronti ad una estensione".

Angeletti, estendere tutele non toglierle
"Non ha nessun senso", dice il leader della Uil, Luigi Angeletti, ipotizzare uno scambio tra le tutele dell'art.18 e l'eliminazione di forme contrattuali che alimentano il precariato: "Credo sia comprensibile per tutti che ci sono lavoratori che hanno tutele e altri che ne hanno zero". Se bisogna intervenire la direzione deve essere quella di "non togliere niente a nessuno estendendo invece le protezioni a chi non e ce l'ha: questo mi sembra sensato". Arrivando ad un incontro con i vertici di Cisl e Cgil per confrontarsi su una eventuale posizione unitaria, Angeletti ha commentato le parole di ieri del premier Matteo Renzi: "Ha fatto una battuta stupenda quando ha detto che vuol parlare direttamente con i lavoratori. Credo voglia parlare con i 17 milioni di lavoratori dipendenti, ci vorrà un pò di tempo visto che non vuole parlare con chi li rappresenta". E alla stoccata del premier sull'art.18 che non viene applicato nelle organizzazioni sindacali, Angeletti ribatte: "Renzi non conosce neanche la Costituzione, noi siamo organizzazioni di tendenza".

Sindacati cercano intesa
Nessun canale di confronto è aperto tra i sindacati ed il premier che anzi - accusa la leader della Cgil, Susanna Camusso - sembra invece dialogare solo con Confindustria. E' alto il pressing su Matteo Renzi ma con la consapevolezza della Cgil che la battaglia su Jobs act e articolo 18 sarà lunga e che non saranno nè la decisione della direzione del Pd di oggi nè l'approvazione della legge delega a mettere la parola fine allo scontro. Possibilità di successo? "Credo che ne abbiamo, perchè credo che il Paese ne abbia bisogno", dice Camusso. I leader di Cgil, Cisl e Uil si vedranno oggi e, dopo la 'fuga in avanti' della Cgil (che sarà in piazza San Giovanni a Roma il 25 ottobre e preannuncia lo sciopero generale se ci sarà una accelerazione del Governo con un decreto), misureranno se ci sono margini per ricondurre le diverse posizioni ad una azione unitaria. "Non sarà facile", viene fatto notare da più parti. Resta molto cauta la Cisl, che vorrebbe ripartire dalla piattaforma lanciata prima dell'estate e cercare quindi una mediazione sull'articolo 18 nel quadro di un confronto più ampio: fisco, politica industriale, investimenti, precarietà. Cauta anche la Uil che attende una posizione chiara e definitiva del governo, e che nel pomeriggio terrà una riunione del suo esecutivo proprio mentre sarà in corso la direzione Pd.

Intanto Susanna Camusso avverte: "C'è l'idea che nelle prossime 24 ore la direzione di un partito decide tutto ma noi siamo convinti che non è una battaglia dai tempi brevi". La leader Cgil puntualizza che se il governo ora dice che è possibile mantenere l'obbligo di reintegro per i licenziamenti discriminatori non è una apertura (perchè è una tutela che "già c'è ed è inamovibile, è costituzionale") e che non ha senso parlare di abolizione dell'articolo 18 perchè oggi tutela solo pochi ("E' come se uno dicesse: siccome gli omicidi sono diminuiti aboliamo il reato di omicidio"). Poi, ospite di Lucia Annunziata su RaiTre, la leader Cgil accenna al muro alzato da Renzi con i sindacati e lancia una stoccata contro il feeling che sembra invece esserci con gli industriali: la Cgil ha mai cercato un contatto diretto? C'è stata qualche telefonata "al centralino di Palazzo Chigi". Come è andata? "Ci sono sempre segretarie molto gentili che rispondono". Con Renzi porte chiuse per tutte le parti sociali? "Non credo sia così. Da Confindustria riceve documenti e ne recepisce i suggerimenti". Appare oggi ben rinsaldato l'asse Cgil-Fiom: Maurizio Landini annuncia che anche i metalmeccanici sono pronti allo sciopero generale e anche lui - ospite dell'intervista di Maria Latella su SkyTg24 - sottolinea che non sarebbe una concessione quella di non toccare l'articolo 18 per i licenziamenti discriminatori ("Ci sono già codice civile e Costituzione"); Ed a Matteo Renzi il leader Fiom dice: "Le riforme vere si fanno con il consenso", "Bisogna avere la pazienza del processo democratico, del confronto", "se uno pensa che per tutta l'Italia decide lui o all'interno di un partito deve sapere che così facendo parte lo sciopero generale", perchè "non c'è un illuminato o un folgorato sulla via di Damasco che possa cambiare il Paese da sera a mattina". Per i sindacati il punto di ricaduta sull'articolo 18, ricorda ancora Landini, può essere quello di un contratto a tutele progressive che elimini le tutele solo per i primi anni. Quanti? Inutile entrare nel merito, "non c'è alcuna trattativa". Anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, dall'Arena di RaiUno, avverte non ha senso dire che la riforma dell'articolo 18 serve a rendere le tutele uguali per tutti: se è così, dice, allora bisogna "non togliere niente a nessuno e dare a quelli che non hanno", perchè "non e' come la marmellata che si può spalmare".

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